Le prime parole: “buonasera”, “pizza” e “pomodoro”. Le imparano in pochi secondi mentre le loro mamme in un’altra aula studiano il verbo essere. Sono partiti oggi i corsi di italiano per i profughi ucraini organizzati dall’Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo, alla chiesa del Carmine di Milano. Erano attese 20-30 persone, ne sono arrivate 50.
«In questo momento sono qua due mamme, che sono arrivate dall’Ucraina in macchina, con i loro due figli – dice René Manenti, scalabriniano, parroco di Santa Maria del Carmine a Milano -. Hanno i mariti che sono rimasti in Ucraina, quindi vuol dire che stanno combattendo».
A tenere i corsi altre donne ucraine residenti in Italia. Un modo per favorire l’inclusione, come i momenti di gioco organizzati con i bimbi del quartiere.
«In questo momento sono qua due mamme, che sono arrivate dall’Ucraina in macchina, con i loro due figli – dice René Manenti, scalabriniano, parroco di Santa Maria del Carmine a Milano -. Hanno i mariti che sono rimasti in Ucraina, quindi vuol dire che stanno combattendo».
A tenere i corsi altre donne ucraine residenti in Italia. Un modo per favorire l’inclusione, come i momenti di gioco organizzati con i bimbi del quartiere.