Eni-Nigeria, assoluzione definitiva per Scaroni e Descalzi

La procura generale rinuncia all’appello per 13 imputati e le società Eni e Shell, accusati di corruzione internazionale per la presunta tangente da 1.092 miliardi per una concessione in Nigeria

Eni-Nigeria, assoluzione definitiva per Scaroni e Descalzi
tgr
"Assoluta insignificanza per affermare l’esistenza di un accordo corruttivo": così in aula il procuratore generale di Milano Celestina Gravina annunciando al rinuncia all'appello. Per Gravina in sostanza non c’è la prova della corruzione, né del pagamento del presunto accordo illecito: "Questo processo deve finire oggi perché non ha fondamento", ha concluso. 
Niente appello quindi per i 15 imputati, 13 persone e le società Eni e Shell, accusati di corruzione internazionale nel processo sulla presunta tangente da 1.092 miliardi di dollari che sarebbe stata versata dai due gruppi per aggiudicarsi la concessione da parte del governo della Nigeria dei diritti di esplorazione sul blocco Opl245. Tutti erano già stati assolti in primo grado, il 17 marzo 2021, "perché il fatto non sussiste". L'assoluzione diventa così definitiva. Fra gli imputati l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, il suo predecessore Paolo Scaroni, l’ex ministro del Petrolio della Nigeria, Dan Etete, oltre a quattro ex manager di Shell, ex dirigenti di Eni e alcuni intermediari.
Sullo sfondo del processo la guerra intestina in Procura a Milano.

Il servizio di Elena Scarrone