Gabriele Marchesi, coindagato della Salis, torna libero

La Corte d'Appello di Milano nega l'estradizione in Ungheria. Il procuratore generale Cuno Tarfusser: "L'Ungheria si è allontanata dallo spirito europeo". Dopo quattro mesi, revocati gli arresti domiciliari

Gabriele Marchesi, coindagato della Salis, torna libero
tgr
Gabriele Marchesi in tribunale

Torna libero Gabriele Marchesi, il coindagato di Ilaria Salis che era ai domiciliari da fine novembre. Lo ha deciso la Corte d'Appello di Milano, che ha respinto la richiesta dell'Ungheria di consegnare il 23enne, il quale era stato arrestato nel capoluogo lombardo sulla base di un mandato di arresto europeo. Il difensore Mauro Straini lo descrive “molto sollevato ma, essendo molto giovane, è anche frastornato”. 

Marchesi, che era presente in aula, è accusato con Salis di lesioni aggravate “potenzialmente letali” che sarebbero state commesse nella capitale ungherese il 10 febbraio 2023 su due hammerskin in occasione delle manifestazioni neonaziste del ‘Giorno dell’Onore’. In realtà, le vittime della presunta aggressione, che non hanno mai sporto denuncia, hanno riportato ferite che in ospedale a Budapest erano state giudicate guaribili in cinque giorni.

"Non è la prima volta che viene rigettata una richiesta di consegna a un altro Paese dell'Unione Europea - ha commentato l'avvocato Straini -. E questo perché è un dovere continuo e inderogabile verificare il rispetto dei diritti fondamentali. Questa è una garanzia per tutti noi, è una garanzia per il sistema democratico". Dunque, aggiunge, si tratta di un "verdetto che riconosce la fondatezza delle considerazioni della difesa basate su plurime fonti che hanno consentito di ritenere fondato il rischio di un trattamento inumano".

Anche la Procura generale di Milano, rappresentata da Cuno Tarfusser, aveva espresso parere negativo alla consegna del giovane alle autorità ungheresi. Commentando la decisione della Corte d'Appello, Tarfusser ha detto che “non siamo noi in Italia a poter insegnare come si trattano i detenuti in realtà, ma la pena non era proporzionata rispetto al fatto contestato". "Non so se questa decisione crei un caso diplomatico - ha poi risposto a chi gli chiedeva di eventuali ripercussioni processuali per Ilaria Salis -. Io faccio il magistrato, non esistono casi uguali ed è nella natura delle cose: non è uno schiaffo all'Ungheria, è la constatazione che l'Ungheria si è allontanata dallo spirito che ha animato lo sviluppo europeo verso un comune sistema giudiziario". 

Il servizio di Lorenzo Galeazzi: