Le polemiche sul convegno all'Università Statale sul conflitto israelo-palestinese

I gruppi pro Israele contestano l'evento con accademici e storici richiesto dagli studenti. La replica: "Non è di parte, qui solo studiosi seri"

Solo pochi giorni fa il presidente milanese dell'Anpi, Roberto Cenati, si era dimesso in disaccordo con l'uso del termine genocidio per indicare l'intervento militare di Israele a Gaza. Sempre più teso il clima generato dalla situazione in Medio Oriente. L'ultimo appuntamento della discordia è un convegno organizzato all'Università Statale su richiesta degli studenti. Un'analisi del contesto storico e geopolitico in cui è maturato nei secoli il conflitto israelo-palestinese. 

A prendere la parola accademici, studiosi e giornalisti. Fuori, la protesta di rappresentanti di gruppi pro Israele. “Scorrendo la lista dei relatori ci rendiamo conto che è un convegno fazioso - dice Alessandro Litta Modignani, presidente associazione milanese pro Israele - in cui viene presentato un solo punto di vista e in cui, come sempre, Israele viene criminalizzato”.

Il riferimento è in particolare agli interventi di Moni Ovadia, artista schierato contro il governo Netanyahu, e di Francesca Albanese, relatrice speciale Onu per i diritti umani nei territori palestinesi occupati, alla quale Israele ha vietato l'ingresso. 

Per gli organizzatori, l'incontro non ha nulla di fazioso. “Questo è un convegno serio, con studiosi preparati, e non è di parte”, chiarisce Elisa Giunchi, docente di Storia e istituzioni dei paesi musulmani alla Statale. “Il problema è che siamo in un clima culturale in cui dissentire dalla narrazione egemone e dalla narrazione ufficiale israeliana viene accusata di essere una posizione di parte”.