Violenze al Beccaria: un sistema di omissioni garantiva l'impunità

Interrogati gli agenti di polizia penitenziaria accusati delle violenze contro i giovani detenuti. Al carcere minorile arrivano gli ispettori del Ministero della Giustizia

Nel carcere di Bollate, dove sono detenuti, i primi interrogatori degli agenti della penitenziaria accusati di torture e le violenze: "Reagivamo così perché, abbandonati a noi stessi, non sapevamo gestire la situazione", hanno detto
Gli agenti sono qui in una sezione protetta, per tenerli al riparo da possibili aggressioni da parte degli altri detenuti, spiegano gli inquirenti.
Al carcere minorile Beccaria si è svolta intanto invece la visita degli ispettori del ministero della Giustizia. 

Le interviste di Anna Fichera ad Antonio Sangermano, capo del dipartimento giustizia minorile e a Francesco Maisto, garante dei diritti dei detenuti per il Comune di Milano.

Nell’ordinanza cautelare, 13 in carcere e otto sospesi dal servizio, emergono non solo le vessazioni sistematiche contro i detenuti minorenni. Ma anche, secondo chi indaga, un vero e proprio sistema di omissioni. 
Figure apicali dell'istituto che garantivano l’impunità ai poliziotti coinvolti. Come l’ex comandante, anche lui sospeso, che, scrive il giudice, ha sempre sistemato le relazioni di servizio in modo da evitare guai ai colleghi.
Il timore degli agenti della penitenziaria sono le telecamere di sorveglianza che, nonostante gli accorgimenti presi, hanno filmato qualche pestaggio. Dalle intercettazioni emerge la preoccupazione che le immagini smentiscano 
le relazioni artefatte.