Un traffico di uccelli da richiamo di provenienza illegale e' stato scoperto dai Carabinieri Forestali nell'ambito di un'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Urbino. Eseguite perquisizioni pi a carico di 6 persone residenti nelle Marche, Emilia-Romagna e Friuli Venezia-Giulia. Coinvolti tre allevatori e commercianti di uccelli utilizzati come richiamo dai cacciatori. I reati ipotizzati sono di furto aggravato ai danni dello Stato, ricettazione, alterazione di sigilli di Stato, uccellagione e detenzione illegale ai fini commerciali di fauna selvatica.Secondo le indagini - che sono durate oltre dieci mesi - i volatili venivano infatti catturati in natura durante il periodo della migrazione per poi essere "regolarizzati" con apposizione di anelli o alterati oppure infilati forzatamente nelle zampe cagionando lesioni agli arti. E' emerso che nel periodo della migrazione, in una nottata, i bracconieri potevano catturare con reti e richiami elettronici decine di uccelli che venivano poi rivenduti ai cacciatori - una volta "legalizzati" con gli anelli apposti in maniera fraudolenta - a prezzi che potevano arrivare a 180 euro per i merli, a 200 euro per i tordi bottacci, ed a un prezzo ancora piu' elevato per le cesene.
Traffico di uccelli da richiamo
Stroncato dai Carabinieri Forestali dopo dieci mesi di indagini coordinate dalla Procura di Urbino. Sei indagati tra Marche Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia
Operazione dei Carabinieri Forestali