C'è la zavorra del caro energia, dei costi delle materie prime e dell'inflazione. Ma le aziende marchigiane tengono, grazie alla loro elasticità. In questa fase, sono molte quelle hanno diversificato e innovato i processi produttivi. Aiuta anche la chiara ripresa del mercato tedesco, traino fondamentale per le esportazioni.
Segnali di speranza, nonostante lo scenario agitato. E dalle proiezioni della Cna Marche, una conferma. Nel primo trimestre sono previste 33mila assunzioni: quasi 5000 in più di quelle del 2022, stesso periodo.

C'è dunque offerta di lavoro, ma l'incrocio con la domanda è debole: tanto che quasi la metà delle assunzioni programmate a gennaio rischia di non andare a buon fine. Mancano orlatrici nella moda, operai specializzati nella meccanica di precisione, geometri nel comparto delle costruzioni, ancora spinto dai bonus, e cuochi e camerieri nel turismo e nella ristorazione, che è il settore che più può assorbire.
Il meccanismo offerta-lavoro, che da troppo tempo non funziona, va rimesso in moto. Lo chiede Paolo Silenzi, presidente della Cna regionale. Necessario, a suo avviso, un maggiore sforzo sulla formazione, soprattutto sul sistema degli Istituti Tecnici Superiori, i percorsi post-diploma. Essenziali per le aziende marchigiane, che cercano prima di tutto manodopera specializzata e giovani apprendisti. Pochi invece i laureati richiesti, e forse anche qui c'è da ragionare. Tante aziende, tanta offerta, ma non tale da contenere la dispersione dei talenti: fenomeno che riguarda le Marche, e tutto il Paese.
