Autonomia regionale

Non frena il calo demografico in Molise

La riduzione del numero degli abitanti, in atto dal secondo dopoguerra, riguarda soprattutto la popolazione giovanile. E trova riscontro nei numerosi laureati che scelgono come residenza altre città italiane o i paesi stranieri

Le fragilità croniche del tessuto economico-sociale molisano trovano un riscontro tangibile nel numero degli abitanti. Calato in modo rilevante, se pur con limitate risalite, nel secondo dopoguerra. Una tendenza che ha portato dai 418mila residenti del 1947 ai poco meno di 290mila del 2023, e che non è stata fermata dall’avvento dell’autonomia regionale risalente a 61 anni fa. L’aumento dell’emigrazione verso l’estero e il Nord Italia legato all’arretratezza delle reti infrastrutturali e di attività agricole fortemente colpite dal conflitto mondiale provocò un’ulteriore contrazione demografica, con 87mila cittadini in meno tra il 1951 e il 1971. 

La perdita di popolazione giovanile    

Il calo della popolazione non è stato però uniforme. Tra il 1994 e il 2024, evidenzia la studiosa di Demografia dell'Università del Molise Cecilia Tomassini, il Molise ha perso il 42 per cento di residenti con meno di 20 anni. Analisi confermate dal saldo tra nuovi nati e persone decedute, negativo dal 1992 e sempre più allarmante. Mentre vent’anni fa il Molise perdeva 2,8 individui ogni mille abitanti, nel 2022 ne venivano a mancare quasi 9. 

La fuga dei laureati 

Tasso nettamente al di sopra di quello nazionale, aggravato da un’emorragia costante del capitale umano fondamentale per le speranze di sviluppo. Se nel 2011 i molisani laureati che avevano scelto di trasferire la residenza in altre regioni italiane erano 323, dieci anni più tardi sono saliti a 432. Nello stesso arco di tempo i residenti con titolo universitario che hanno compiuto una scelta analoga a favore di paesi stranieri sono passati da 33 a 159. Il risultato è un progressivo invecchiamento della popolazione, composta per circa un terzo da pensionati e caratterizzata da un’elevata concentrazione di anziani in un entroterra sempre più povero e marginale.