Protagonisti del Piemonte

Romiti, l'uomo forte della Fiat

Una carriera irresistibile, fino alle massime cariche dell'azienda automobilistica torinese.

Romiti, l'uomo forte della Fiat
Ansa
Cesare Romiti (1923-2020)

Piemontese d'adozione, Cesare Romiti era nato a Roma il 24 giugno 1923 (è morto a Milano il 18 agosto 2020). Figlio di un impiegato delle Poste, si laureò in scienze economiche e commerciali mentre lavorava presso la ditta di trasporti Pasquetti di Roma come contabile. Nel 1947 iniziò a lavorare per l'azienda di Colleferro Bombrini Parodi Delfino divenendone presto direttore finanziario. Nel 1968, sempre a Colleferro, assume la carica di direttore generale della Snia Viscosa dopo la fusione con la sua ex azienda. Per seguire da vicino questa fusione, frequenta a Milano gli uffici di Mediobanca, facendosi apprezzare da Enrico Cuccia. Due anni più tardi l'IRI lo nomina direttore generale e, in seguito, amministratore delegato della compagnia aerea Alitalia. Nel 1973 lavora alla Italstat, che lascia per entrare nel gruppo Fiat nell'ottobre del 1974, in piena crisi petrolifera. Nel 1976 assume la carica di amministratore delegato in triumvirato con Umberto Agnelli (lo stesso anno eletto senatore della DC in un collegio romano) e Carlo De Benedetti. Nella casa automobilistica ottiene i pieni poteri nel 1980, quando i due fratelli Agnelli, Gianni e Umberto, vengono convinti da Mediobanca a passare la mano, e ricopre anche il ruolo di presidente (1996-1998) succedendo a Gianni Agnelli. Per quasi un quarto di secolo è stato uno dei maggiori rappresentanti dei cosiddetti "poteri forti". Ammetterà: "In Fiat ho avuto praticamente carta bianca per venticinque anni". Nel 1998, anno della sua uscita dalla Fiat, percepì una buonuscita di circa 105 miliardi di lire per i suoi 25 anni di attività, più 99 miliardi di lire per il patto di non concorrenza. Attualizzati al 2020 sono circa 150 milioni di euro.