E' terminata 1-1 la sfida degli ottavi di finale di Champion's League tra Juventus e Villarreal. Sono bastati 32 secondi a Dusan Vlahovic per sbloccarsi. Lancio di Danilo, primo pallone di Champions league per il serbo che brucia, col destro, i due difensori. Non sono bastati però 90 minuti alla Juventus per dominare la gara e portarla a casa. Allegri a sorpresa col 3-5-2 con De Sciglio alto a sinistra. Il Villareal reagisce subito e schiaccia la Juve. Al 12esimo Pedrasa si invola sulla sinistra, palla in mezzo per Lo Celso, il pallone finisce sul palo esterno. Tre minuti dopo, Chukwueze x Danjouma che si inventa il colpo di tacco: Szczesny, si ritrova tra le mani il pallone. La Juve prende le misure e entra in fase di controllo del match. Al 24esimo, Vlahovic palla indietro per Locatelli che però spara alto. Al 32esimo McKennie, tra i migliori nella Juve, pesca Morata, ma anche lui mette la palla in tribuna.
Secondo tempo, si replica
Ma il secondo tempo è la replica del primo. Esce Alex Sandro per problemi fisici, entra Bonucci: la difesa rimane a 3. Dopo un minuto, palla di McKennie per Morata che prova il destro al volo, ma la palla finisce fuori. Il Villareal schiaccia nuovamente la Juve. Già al 56esimo Pedraza per Moreno, para Szczesny. Ma la svolta arriva al minuto 65. Rabiot e De Ligt si addormentano, sulla palla di Capoue si crea un'autentica voragine dove Parejo si infila per il facile 1 a 1. Protesta Vlahovic: in avvio di azione c'è un fallo su di lui, ma l'arbitro, il tedesco Siebert, lascia correre. La partita diventa nervosa. Il direttore di gara perdona Rabiot per un intervento killer sul ginocchio di Chukwueze. Poco dopo, grave infortunio di McKennie: il giocatore, dopo la partita, è stato trasportato in ospedale per accertamenti, bianconeri in apprensione. Non succede più nulla se non fosse per Dusan Vlahovic, che all'84esimo, imbeccato da Morata, prova la frustata col sinistro, neutralizzata da Rulli. Finisce qui. 1 a 1, si decide tutto il 16 marzo a Torino.
Servizio di Massimo Lanari, montaggio di Massimo Carnemolla.