Il Regio di Torino rinasce con la Bohème di Giacomo Puccini, la sua opera per eccellenza, perché è qui che debuttò in prima assoluta il primo febbraio del 1896 con Arturo Toscanini direttore d'Orchestra. Dopo il commissariamento straordinario per il buco di bilancio da oltre 2 milioni di euro, i tagli, i mesi di chiusura forzata per covid e poi per i grandi lavori di restauro da oltre 8 milioni di euro arrivati dal ministero, l'orchestra del teatro lirico torna a casa e lo fa nel modo migliore, con la sua opera per eccellenza.
"Avremmo dovuto andare in scena proprio con la Bohème nel marzo del 2020, - spiega il direttore artistico Sebastian Schwarz - poi la chiusura per la pandemia, adesso per la riapertura era doveroso riprendere proprio con la Bohème".
E così a Torino rivive il racconto di una ragazza, Mimì, del suo amore per Rodolfo e della sua malattia che alla fine le costerà la vita. La particolarità dello spettacolo è che costumi e scenografia sono gli stessi della prima di 125 anni fa. Recuperati i bozzetti dell'epoca di Adolf Hohenstein, ma a muoverli sul palcoscenico sarà la tecnologia all'avanguardia dei 37 macchinari appena istallati con 21 km di funi d'acciaio.
Macchine di ultima generazione, comandi elettronici di alta ingegneria: un connubio tra antico e moderno che trasforma il ritorno della Bohème in qualcosa di magico.
Servizio di Elisabetta Terigi, montaggio di Paola Bovolenta con interviste a:
Sebastian Schwarz, direttore artistico Teatro Regio
Maritina Tampakopoulos, soprano nel ruolo di Mimì
Silvano Cova, direttore ai lavori
Pier Giorgio Morandi, direttore d'orchestra
La celebre aria della Bohème "Che gelida manina!"