L'appuntamento alle 15.30 davanti al Parlamento in seduta comune

Anche il Piemonte al giuramento del Presidente Mattarella

Inizia oggi ufficialmente il secondo settennato del Presidente. Al giuramento anche i delegati regionali Cirio, Allasia e Ravetti

Il giuramento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è avvenuto oggi alle 15.30 davanti al Parlamento riunito in seduta comune a Montecitorio, alla presenza dei delegati regionali che hanno partecipato al voto, per il Piemonte il Presidente della Regione Alberto Cirio, il Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte Stefano Allasia, il consigliere regionale Domenico Ravetti.

Una giornata importante nella vita repubblicana del nostro Paese, dal rigido protocollo.

Il Presidente ha aperto il "Mattarella Bis" con il discorso alla nazione, dalla durata prevista di 20 minuti.

"Nel momento in cui i presidenti di Camera e Senato mi hanno comunicato l'esito della votazione ho parlato delle urgenze - sanitaria, economica, sociale - che ci interpellano. Non possiamo permetterci né ritardi né incertezze. La lotta contro il Coronavirus non è conclusa, la campagna di vaccinazione ha molto ridotto i rischi ma non ci sono consentite disattenzioni". Così il Presidente della Repubblica alle Camere nel discorso di insediamento. "Viviamo in una fase straordinaria in cui l'agenda politica è in gran parte definita dalla strategia condivisa in sede europea. Siamo i maggiori beneficiari del programma next generation -ha proseguito Mattarella- e dobbiamo rilanciare l'economia all'insegna della sostenibilità e dell'innovazione, nell'ambito della transizione ecologica e digitale".

"La stabilità di cui si avverte l'esigenza -ha proseguito il Presidente- è quindi fatta di dinamismo, di lavoro, di sforzo comune. I tempi duri che siamo stati costretti a vivere ci hanno lasciato una lezione: dobbiamo dotarci di strumenti nuovi per prevenire futuri possibili pericoli globali, per gestirne le conseguenze, per mettere in sicurezza i nostri concittadini. L'impresa alla quale si sta ponendo mano richiede il concorso di ciascuno. Forze politiche e sociali, istituzioni locali e centrali, imprese e sindacati, amministrazione pubblica e libere professioni, giovani ed anziani, città e zone interne, comunità insulari e montane. Vi siamo tutti chiamati. Dobbiamo disegnare ed iniziare a costruire, in tutti questi prossimi anni, l'Italia del dopo emergenza. E' ancora tempo di un impegno comune per rendere più forte l'Italia, ben oltre le difficoltà del momento. Un'Italia più giusta, più moderna, intensamente legata ai popoli amici che ci attorniano".

Il Presidente della Repubblica nel suo discorso di insediamento ha parlato anche di giustizia con un riferimento al CSM: "Rivolgo un saluto rispettoso alla Corte Costituzionale, presidio di garanzia dei principi della nostra carta. Nell'inviare un saluto alle nostre magistrature, elemento fondamentale del sistema costituzionale e della vita della nostra società, mi preme sottolineare che un profondo processo riformatore deve interessare anche il versante della giustizia. Per troppo tempo è divenuta un terreno di scontro che ha sovente fatto perdere di vista gli interessi della collettività". "E' indispensabile -ha proseguito Mattarella- che le riforme annunciate giungano con immediatezza a compimento affinché il Consiglio Superiore della Magistratura possa svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la magistratura può contare, superando logiche di appartenenza che, per dettato costituzionale, devono rimanere estranee all'ordine giudiziario. Occorre per questo che venga recuperato un profondo rigore".

A proposito di giovani e lavoro il Capo dello Stato plaude alla risalita nell'ultimo periodo degli indici di occupazione ma denuncia ancora la situazione delle donne "escluse dal lavoro e la marginalità femminile costituisce uno dei fattori di rallentamento del nostro sviluppo, oltre che un segno di ritardo civile, culturale, umano. Tanti, troppi giovani sono sovente costretti in lavori precari e malpagati, quando non confinati in periferie esistenziali". E sempre a proposito di donne "dignità è impedire la violenza sulle donne, profonda, inaccettabile piaga che dev'essere contrastata con vigore e sanata con la forza della cultura, dell'educazione, dell'esempio".

Nel suo discorso Sergio Mattarella ha puntato il dito anche sulla sicurezza sui posti di lavoro: "La dignità è azzerare le morti sul lavoro che feriscono la società e la coscienza di ognuno di noi. Perché la sicurezza del lavoro, di ogni lavoratore, riguarda il valore che attribuiamo alla vita. Mai più tragedie come quella del giovane Lorenzo Parelli, entrato in fabbrica per un progetto scuola-lavoro. Quasi ogni giorno veniamo richiamati drammaticamente a questo primario dovere della nostra società".

"Dignità -ha proseguito Mattarella- è non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità" scatenando l'applauso dell'aula. La nostra dignità è interrogata dalle migrazioni, sopratutto quando non siamo capaci di difendere il diritto alla vita, quando neghiamo nei fatti la dignità umana degli altri. E' anzitutto la nostra dignità che ci impone di combattere, senza tregua, la tratta e la schiavitù degli esseri umani. Dignità è diritto allo studio, lotta all'abbandono scolastico, annullamento del divario tecnologico e digitale. Dignità è rispetto per gli anziani che non possono essere lasciati alla solitudine, privi di un ruolo che li coinvolga".

Il Presidente ha concluso il suo intervento con queste parole: "Noi, insieme, siamo responsabili del futuro della nostra Repubblica. Viva la Repubblica, viva l'Italia".

Alle 15.10 il Presidente della Repubblica è stato accompagnato dal Segretario Generale della Camera dei Deputati, Fabrizio Castaldi, per recarsi a Montecitorio su un'auto scortata dai Carabinieri in motocicletta, una partenza segnalata dai rintocchi della campana di Montecitorio. Ad accoglierlo alla Camera il Presidenti Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Intorno alle 15.30 il Presidente Sergio Mattarella, accompagnato dalla seconda e terza carica dello stato e rispettivi Segretari Generali, ha raggiunto l'Aula e salirà sul banco della Presidenza. Il "Padrone di Casa" Roberto Fico ha dichiarato aperta la seduta ed ha invitato il Capo dello Stato rieletto a prestare giuramento ai sensi dell'articolo 91 della Costituzione.

Ad annunciare la conclusione del giuramento la campana di Montecitorio mentre 21 salve di artiglieria saranno sparate dal Gianicolo.

Al termine il Capo dello Stato, accompagnato da Fico e Casellati, ha incontrato il Presidente del Consiglio Mario Draghi.

All'uscita da Montecitorio il Capo dello Stato è stato accolto dalla banda che ha eseguito l'inno nazionale ed ha passato in rassegna il reparto d'ordine schierato.

A conclusione della cerimonia, intorno alle 16.30, il Presidente è andato insieme al Segretario Generale della Camera ed al Presidente del Consiglio Draghi all'altare della patria per deporre una corona in onore del Milite ignoto. A seguire un saluto con il sindaco di Roma Roberto Gualtieri.

A bordo della Lancia Flaminia presidenziale insieme al Presidente del Consiglio, scortato dai Corazzieri, si è poi recato al Quirinale dove ha ricevuto gli onori militari nel Cortile d'Onore. Infine Sergio Mattarella si è recato nel salone dei Corazzieri dove davanti ai delegati regionali ed alle più alte cariche dello Stato ha salutato i suoi ospiti.

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