E' corsa contro il tempo per salvare il medico Ahmad Reza Djalali, cittadino con doppia nazionalità iraniana e svedese e già ricercatore presso il centro di medicina dei disastri Crimedim dell'Università del Piemonte Orientale di Novara.
La sua impiccagione è annunciata entro il prossimo 21 maggio. L'accusa nei suoi confronti è dal 2016 di spionaggio. E nonostante le pressioni internazionali è rinchiuso dal 21 ottobre 2017 in una cella del carcere di Teheran in attesa di esecuzione.
Moglie e figli hanno scritto a Papa Francesco una toccante lettera raccontando le sue 2175 notti di prigionia e pregandolo di intercedere presso l'Ayatollah Khameneie per chiedere la grazia.
Neppure l'Università italiana di Djalali l'ha mai dimenticato e ha organizzato per martedì 10 maggio un sit-in a Novara. Con Amnesty International, Comune di Novara, Provincia di Novara, e CRIMEDIN (Centro per la ricerca e la formazione in Medicina dei disastri, Aiuto umanitario) lanceranno un nuovo appello affinché la condanna a morte sia annullata e Djalali sia scarcerato e possa tornare a Stoccolma. Appuntamento alle 17.30 di fronte al Comune di Novara, via Rosselli 1. Al presidio parteciperà anche Articolo21 e la presidente CPO FNSI Mimma Caligaris.
Mobilitazione anche in Regione. Alle 13, sempre il 10 maggio, a Palazzo Lascaris (via Alfieri 15, Torino), i consiglieri regionali e tutti i componenti del Comitato Diritti Umani e Civili esporranno silenziosamente in cortile cartelli con la scritta #SAVEAHMAD.