Nel 2018 una ragazzina di origine rom aveva denunciato i familiari accusandoli di averla costretta a rubare e che veniva picchiata e maltrattata se non avesse portato a casa un bottino sufficiente. Una decisione che ha portato ad un processo conclusosi con cinque condanne a cinque mesi di reclusione a carico del padre, dei nonni, degli zii. Il giudice ha anche accordato il diritto ad un risarcimento alla giovane, costituitasi parte civile e difesa dall'avvocato Roberto Saraniti.
Dal momento della denuncia la giovane è affidata ad una comunità.
Tutto è nato dopo la sua decisione di raccontare ai Carabinieri la sua storia: pochi giorni prima della denuncia era stata fermata per un tentativo di furto in un negozio di scarpe e per questo venne riconsegnata alla nonna.
La famiglia ha sempre negato le accuse spiegando che l'adolescente era affetta da problemi comportamentali tali da convincerli a farla visitare da medici ed operatori sociali. L'avvocato difensore della famiglia, Vittorio Pesavento, ha annunciato il ricorso in appello: “le sentenze si rispettano sempre ma vogliamo andare in fondo a questa storia. I contenuti del processo vanno in un'altra direzione rispetto all'accusa”.