"Le mie ninfe danzeranno sulle note del Concerto di Ferragosto"

Osvaldo Moi, elicotterista del 118 con la passione per l'arte, abbellirà la scenografia dell'evento che lunedì sarà trasmesso in diretta su Rai3

 "Le mie ninfe danzeranno sulle note del Concerto di Ferragosto"
Tgr Piemonte
Osvaldo Moi

“Noi ce la possiamo cavare ma un bambino no. Un bambino ha bisogno di qualcuno che lo instradi, che gli insegni, qualcuno che lo porti sulla giusta strada. E poi sono allegri, sono puri. E realizzarli così mi sembra quasi di averli quasi davanti a me. O di riprodurre qualcuno che ho incontrato... a Mostar... di quelli che poverini avevano perso i genitori perché erano saltati su qualche mina o erano stati uccisi”.

Le esperienze di una vita in prima linea - tra Esercito e 118 - fatte arte. Sei ninfe danzeranno nel vento al Concerto sinfonico di Ferragosto, quest'anno sulle montagne di Limone Piemonte e in diretta nazionale dalle 12.50 su RaiTre con lo Speciale TGR. Per Osvaldo Moi, nato a Silius, in Sardegna, e cresciuto proprio nel cuore della Val Vermenagna, la scultura è da sempre una compagna d'avventura:

“Ho iniziato a scolpire in prima elementare. Lontano dalla maestra, di nascosto, in fondo alla stanza. Eravamo una trentina e di nascosto mi mettevo lì col temperino e scolpivo le matite. Qua a Limone. E poi ho continuato... nel mio tempo libero mi sono sempre dedicato all'arte”.

In un piccolo garage poco distante dal centro di Limone, le idee di Moi prendono forma tra forbici, colla vinilica, avanzi di stoffe della madre sarta e vecchie antenne. Tutto materiale di recupero. Dentro quelle opere, dietro quelle "Ninfe leggiadre", c'è la sua stessa storia. Che è la nostra Storia: 

“Io ho fatto 37 anni il militare come pilota di elicotteri nell'esercito. E son stato in Bosnia, Libano, Kosovo... Ho girato parecchi teatri, in missioni Onu e Nato. Tanti anni fa ero a Mostar in uno di questi centri di recupero di bambini orfani dei genitori morti saltando sulle mine o uccise da miliziani. Ed erano tanti, un centinaio. Quei ragazzini correvano e si divertivano in questo centro in cui c'erano cavalli… A Tiro mi ero trovato di fronte a un ragazzino con il cinturone che voleva spararmi. Gli ho detto guarda che sono un giornalista non stare a spararmi e gli ho fatto una foto, poi da lì ho fatto un quadro. Incontro sempre dei ragazzini. Incontro sempre questa innocenza, questa allegria rubata in questi bambini. Perché non darla a delle figure, a delle scultore? Perché non rendergli questa allegria rubata?

L'allegria come antidoto al dolore della guerra. Come rivincita. A tempo di musica: “Una volta uno mi disse: tu hai sempre le cuffiette addosso e senti sempre la musica. E io gli dico: ma la vita è un film, un bel film. Se tu gli metti anche la colonna sonora è qualcosa di stupendo. E le mie ninfe, su di là, ora mi emoziono... hanno una bellissima colonna sonora. Mi emoziono di allegria, intendiamoci. Perché sono felice di fare la mia parte per un paese che mi ha dato tanto”.