Da Pinerolo a Exilles, la Maschera di ferro tra Storia e leggenda

Con Luca Patria di Segusium, Società ricerche e studi Valsusini, proviamo a ricostruire una vicenda che ha riempito pagine di letteratura e pellicole di Hollywood.

“Le interpretazioni più eclatanti sono anche le più improbabili. Per motivi storici molto evidenti. Non ci può essere un fratello gemello del re quando il parto era pubblico nelle famiglie reali”. 

Con buona pace di Hollywood, e ancor prima di Voltaire e Dumas, la storia - quella con la S maiuscola - rigetta quella storia con la s minuscola così affascinante. Un prigioniero col volto travisato c'è stato davvero. Prima a Pinerolo - dove a ottobre tornerà la tradizionale rievocazione bloccata dal Covid - poi al Forte Exilles. Ma non si trattava - ne è convinto Luca Patria di Segusium, Società ricerche e studi Valsusini - del gemello del re Sole, Luigi XIV. Bensì, pare, un uomo qualunque, forse un servo. Ad accudirlo, però, c'era un carceriere ben voluto e ben pagato. Ma orfano del suo prezioso carcerato, l'ex sovrintendente alla finanze del regno Nicolas Fouquet, morto alla cittadella di Pinerolo. 

Insomma, il vero protagonista di questa vicenda non sarebbe l'uomo con la maschera: 

“E' quello che gliel'ha messa la maschera. Il carceriere Benigne Dauvergne di Saint Mars, che è il governatore di Exilles. Per lui è importante ritornare Oltralpe senza che si sappia esattamente chi sia il suo prigioniero. E da lì possono partire tutte le illazioni. Lui costruisce questa dimensione veramente immaginifica e in un qualche modo arriva fino alla Bastiglia. Dopo questo chiacchiericcio che lui aveva costruito diventa improvvisamente anche un pamphlet letterario con Voltaire e poi con tutte le risoluzioni della letteratura francese che vi si è dedicata con incredibile passione”. 

Di Saint Mars, in Val di Susa, non resta solo questa storia che ha riempito pagine e pellicole. A lui si deve anche qualcosa ancora attuale: “L'affermazione di un grande Cru, un grande vino come l'Avanà che lui ha incominciato a far lavorare secondo i metodi della vinificazione di fine 600.  Perché prima il vino non veniva confezionato con la vendemmia tardiva. A Saint Mars possiamo riconoscere quantomeno oggi di poterci fare una buona bevuta”.