La firma

Siglata l'intesa per il rinnovo del contratto Stellantis

L'accordo vale anche per Cnh, Iveco e Ferrari. Secondo i calcoli sindacali ciascun lavoratore otterrà almeno 4.300 euro nel biennio. L'accordo, che non è stato firmato dalla Fiom, riguarda 70mila lavoratori, di cui 20mila in Piemonte

Aumento mensile di 207 euro nel biennio di vigenza, pari a +11,3%, e una una tantum di 400 euro con flexible benefit di 200 euro, spendibili in welfare. È improntato alla difesa dei salari il rinnovo del contratto collettivo specifico di lavoro (CCSL) di Stellantis, Cnh Industrial, Iveco e Ferrari. Avrà durata quadriennale per la parte normativa ma solo biennale per quella economica. In tutto 70mila i lavoratori coinvolti, di cui circa 20mila in Piemonte. 

L'accordo è stato firmato questa mattina all'Unione Industriali Torino.

Secondo i calcoli sindacali, tra aumenti, una tantum e flexible benefit ciascun lavoratore nel biennio incasserà almeno 4.300 euro

Per la parte normativa è stato rafforzato il sistema partecipativo, è stato affermato il principio del benessere del lavoratore in azienda ed è stata data maggiore attenzione alla sicurezza sul lavoro. 

Esprimono soddisfazione per il risultato raggiunto le aziende e i sindacati firmatari Fim-Cisl, Uilm, Fismic-Confsal, Ugl Metalmeccanici e Associazione quadri. Non ha firmato la Fiom-Cgil

“Con il contesto nazionale e internazionale che stiamo vivendo, ricco di difficoltà e di sfide, abbiamo trovato insieme le soluzioni che potranno proteggere in modo adeguato gli interessi dei lavoratori e dell’azienda sul fronte della competitività delle realtà italiane”, ha dichiarato Giuseppe Manca, responsabile risorse umane di Stellantis.

"A soli due mesi dalla scadenza siamo riusciti a rinnovare con Cnh Industrial, Ferrari, Iveco e Stellantis il contratto collettivo specifico di lavoro, garantendo una tempestiva tutela salariale ai lavoratori e la doverosa continuità ad un sistema di relazioni industriali che è nato nel 2010 come contratto Fiat e che in questi anni ha protetto i lavoratori dell'industria dell'auto anche nei momenti più difficili". Lo affermano Rocco Palombella e Gianluca Ficco, segretario generale e segretario nazionale della Uilm. "L'accordo - spiegano Palombella e Ficco - raggiunge gli scopi che ci eravamo prefissati sin dalla presentazione della nostra piattaforma rivendicativa nella salvaguardia del potere di acquisto e apporta alcuni miglioranti anche nella parte normativa. Ciò è stato possibile grazie ad un sistema di relazioni sindacali improntato al dialogo, che si è andato rafforzando dinanzi alle sfide anche degli ultimi anni".

Roberto Benaglia e Ferdinando Uliano, rispettivamente segretario generale e nazionale di Fim-Cisl, sottolineano: “È il primo contratto di questa portata per la difesa del potere di acquisto dei salari. Tutela i lavoratori dentro la transizione automotive e fa da apripista per i prossimi rinnovi. Il nuovo contratto - spiegano - è frutto del grande impegno e lavoro che come Fim-Cisl abbiamo fatto insieme alle altre organizzazioni firmatarie del contratto. L'impegno dei nostri militanti e delegati sindacali è stato determinante sia nella fase di elaborazione delle richieste che nella difficile trattativa. Oggi possiamo ribadire con forza e determinazione il valore del contratto collettivo ccsl, che ha saputo rispondere alle esigenze di tutela del reddito dei lavoratori e delle loro famiglie, in un difficile contesto economico caratterizzato da un'inflazione che taglia i salari e rappresenta una vera tassa contro il reddito da lavoro dipendente e contro i più deboli e poveri. Abbiamo saputo costruire nuove tutele in un contesto difficile, che rappresenta un esempio anche per gli altri rinnovi contrattuali”.

"Era il primo rinnovo importante in periodo di alta inflazione e il potere d'acquisto dei lavoratori è stato tutelato con una crescita delle retribuzioni base dell'11% in due anni, pari a oltre 207 euro mensili sulla media". Lo sottolinea Roberto Di Maulo, segretario generale di Fismic Confsal. "Per la tutela del potere d'acquisto dei lavoratori possiamo affermare, senza possibilità di smentita, che l'impianto del Ccsl svolge più efficacemente il compito rispetto alla tradizionale contrattazione confindustriale. L'impianto della rivalutazione della retribuzione definita dal rinnovo del Ccsl costituisce un benchmark per i futuri rinnovi contrattuali a partire da quelli metalmeccanici privati. Inoltre, il rinnovo aveva già definito degli importanti miglioramenti dell'impianto normativo rafforzando i compiti delle Rsa e Rls nei luoghi di lavoro, dando nuovo impulso al sistema partecipativo a livello di stabilimento e anche a livello nazionale, come dimostrato dall'attenzione data all'illustrazione dei piani industriali dal management di CnhI Iveco Ferrari e Stellantis", prosegue Di Maulo. "L'impianto del Ccsl nato 13 anni fa con l'accordo di Pomigliano si avvia con questo rinnovo al raggiungimento della maggiore età. Si smentiscono palesemente tutti gli uccellacci del malaugurio che avevano pronosticato la sua morte fin dalla nascita".

Osserva Antonio Spera, segretario generale di Ugl Metalmeccanici:  "È senz'altro un rinnovo importante che arriva dopo cinque mesi di trattativa. Una trattativa abbastanza lunga però c'era bisogno di entrare nel merito di diversi dettagli perché questo contratto ha portato anche delle modifiche per quanto riguarda la parte normativa. Noi come sindacato abbiamo nello statuto dal 1950 la partecipazione dei lavoratori, quindi nel nuovo contratto si rafforza la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle commissioni eccetera. Quindi è importante la parte normativa ma è ancora più importante la parte economica per il biennio che abbiamo rinnovato: abbiamo un aumento di circa l'11% che non è di poco conto in questo periodo".

Soddisfatto anche Giovanni Serra, segretario generale dell'Associazione quadri e capi Fiat: “È un rinnovo importantissimo non solo per questi gruppi industriali ma anche un riferimento per l'Italia perché queste aziende rappresentano non solo in Italia ma nel mondo un valore aggiunto. Dal punto di vista salariale abbiamo trovato la quadra nel senso che abbiamo dato risposta a tutti i lavoratori. Nello specifico i lavoratori Professional e i quadri era dal 1998 che non vedevano adeguate le indennità di funzioni direttive, quindi parliamo di 25 anni: era una traduzione dalla lira all'euro. Oggi finalmente sono state adeguate parzialmente, però la cosa positiva è che nel percorso futuro saranno adeguate come la paga base quindi per noi è un motivo di grande soddisfazione, che non era scontato. Non sono stati toccati temi importanti relativi a fondi pensione e sanitari ma avremo modo di parlarne al prossimo rinnovo”. 

Di tutt'altro tono il commento della Fiom-Cgil. "È stato ottenuto il minimo sindacale - è il commento di Edi Lazzi, segretario generale di Torino e di Gianni Mannori, responsabile Fiom Mirafiori -. Sotto queste cifre era davvero difficile chiudere un accordo, alla luce dell’inflazione schizzata alle stelle, dei riconoscimenti economici elargiti ai lavoratori francesi e ai profitti record ottenuti dal Gruppo. Tra l’altro aumenti in linea con le richieste effettuate dalla Fiom-Cgil. Quello che continua a non esserci in questo rinnovo, che la Fiom ha chiesto e continuerà a farlo con forza, sono il miglioramento delle condizioni di lavoro, dei ritmi produttivi e dell’orario di lavoro. Ma soprattutto mancano le prospettive degli stabilimenti italiani a partire da Mirafiori che al momento non ha nuove missioni produttive, dove continua inesorabilmente la cassa integrazione e la perdita di occupazione che ammonta ad oltre 3.000 lavoratrici e lavoratori dall’insediamento di Stellantis. Un’altra occasione persa per un radicale cambiamento e per il rilancio degli stabilimenti italiani".