Calcio d'inizio a Lodi alle 15

L'Alessandria femminile giocherà la partita vietata nel 1933

La gara fu fermata perché il regime impose lo stop al calcio femminile. Dopo 90 anni le piemontesi potranno finalmente sfidare le lombarde del Gfc

L'Alessandria femminile giocherà la partita vietata nel 1933
Tgr
Una delle locandine della partita

Un'attesa lunga 90 anni, per il riconoscimento di un diritto: praticare sport. A Lodi, al campo da gioco di via Massena l'Alessandria calcio femminile sfiderà il Partizan Bonola Milano, arricchita da una selezione di giovani calciatrici locali. Una partita non certamente di cartello ma dal forte significato politico e sociale. La sfida richiama una partita, quella tra Alessandria e Gfc, Gruppo Femminile Calciatrici, in programma in Piemonte nel 1933, che non venne mai disputata per il divieto imposto da Partito Fascista che riteneva il calcio uno sport inadatto alle donne. Un divieto la cui eco è arrivata ai giorni nostri.

La partita si giocherà a Lodi, casa delle sorelle Boccalini. Marta, Rosetta, Luisa e Giovanna, fondatrici del gruppo femminile calciatrici, il Gfc, la prima squadra femminile mai riconosciuta dal Coni, la squadra che allora avrebbe dovuto affrontare l'Alessandria nella sua prima trasferta. Una sigla che voleva anche essere una sfida al regime ed all'immagine di una donna relegata al ruolo di madre e moglie, protagoniste di una storia che ha dell'incredibile.

Come detto, nel 1933 il calcio femminile venne vietato alle donne. Nel provvedimento si specificava espressamente che le giocatrici avrebbero avuto “conseguenze sull'apparato riproduttivo” e sul fisico perché avrebbe favorito lo sviluppo di una “muscolatura mascolina”. Anche la divisa di gioco veniva ritenuta “sconveniente” perché non si “addiceva alle femmine”. Significativo il virgolettato del provvedimento: “All'Italia servono buone madri, non virago calciatrici”.

La locandina dell'evento Tgr
La locandina dell'evento

Il divieto fu l'ultimo atto di un percorso per le giocatrici molto accidentato. Il regime obbligava le ragazze sottoporsi a visita ginecologica per il timore di non poter diventare madri. Una volta avuto il via libera dovevano giocare con la gonna, avere in squdra un portiere maschio e lanciare il pallone rigorosamente rasoterra, Alle partite, inoltre, possono assistere solo uomini e donne sposate.

Quel giorno ad Alessandria si sarebbero sfidate per le piemontesi Amelia Piccinini, giocatrice di valore che ottenne poi una medaglia alle Olimpiadi di Londra 1948 nel getto del peso e tra le lodigiane Giovanna Boccalini, una delle quattro sorelle fondatrici del club, diventata poi partigiana, Assesore a Milano nonché vicepresidente Inca e Inps. 

Una storia che stride con la realtà attuale del calcio femminile, fatto di campionati, competizioni internazionali e stadi che possono contare su decine di migliaia di spettatori. Una storia che verrà celebrata a Lodi nell'ambito degli eventi legati al 25 aprile. 

In campo le ragazze del Partizan Bonola Milano potranno contare su una selezione di giocatrici lodigiane che militano in alcuni vivai della zona. L'Acf Alessandria parteciperà con una mista di under 12 ed under 15.