176 euro pro capite al 2026. E' questa la spesa pro capite calcolata dalla Fondazione Gimbe per il 2026 per l'abbattimento delle liste d'attesa in regione Piemonte, secondo i criteri di calcolo stabiliti dalla legge di Bilancio 2024, relativamente ai finanziamenti per la sanità.
In dettaglio l’analisi verte sul fabbisogno sanitario nazionale e sulle misure previste come il rinnovo contrattuale personale sanitario dipendente e convenzionato, la rideterminazione dei tetti della farmaceutica, le modifiche alla modalità di distribuzione dei medicinali, le misure per l’abbattimento delle liste di attesa e l’aggiornamento dei Lea, i livelli essenziali di assistenza.
Per il Piemonte, secondo i calcoli e i raffronti effettuati dalla Fondazione Gimbe, il tetto di spesa regionale nel 2026 per acquisti di prestazioni sanitarie da privati accreditati comprensivo dell’aggiornamento previsto in Legge di Bilancio 2024 sarà pari a 748 milioni in valore assoluto, che facendo il raffronto con la popolazione attuale corrisponde a poco meno di 180 euro a persona. Il Piemonte si colloca così in settima posizione per le risorse destinate pro capite ai privati accreditati, con un aumento delle risorse verso i privati.
"Sulla base del testo bollinato della Legge di Bilancio 2024 e della relazione tecnica - afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe - abbiamo effettuato un’analisi indipendente sui finanziamenti per la sanità al fine di informare confronto politico e dibattito pubblico in vista della discussione in aula sulla Manovra». A seguito di richiesta ufficiale, l’analisi è stata consegnata alla 5a Commissione Bilancio del Senato.
Il fabbisogno sanitario nazionale viene incrementato di tre miliardi di euro per il 2024, quattro per il 2025 e 4,2 miliardi per il 2026. Di conseguenza l'fsn sale a 134 miliardi per il 2024, 135,4 miliardi per il 2025 e 135,6 miliardi per il 2026. «Se in termini assoluti – commenta Cartabellotta – è ben evidente il netto incremento del FSN nel 2024, non si intravede per la sanità pubblica alcun progressivo rilancio del finanziamento pubblico. Infatti, gli incrementi previsti nel 2025 (+1%) e nel 2026 (+0,15%) sono talmente esigui che non riusciranno nemmeno a compensare l’inflazione, né l’aumento dei prezzi di beni e servizi».