L'annuncio dal Prefetto del Dicastero delle Cause dei santi, Semeraro

Il beato Frassati sarà canonizzato nel 2025

San Giovanni Paolo II, che lo beatificò nel 1990, lo chiamò uomo delle Beatitudini; disse pure che “nell’Azione Cattolica egli visse la vocazione cristiana con letizia e fierezza"

Il beato Frassati sarà canonizzato nel 2025
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Il beato Pier Giorgio Frassati

Sarà il Giubileo dell'anno prossimo a vedere la canonizzazione del beato torinese, Pier Giorgio Frassati, il ragazzo che amava portare i suoi amici in montagna per spingere il loro sguardo «verso l’Alto». Era stato beatificato nel 1990. Lo ha annunciato il prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, il cardinale Marcello Semeraro, intervenuto durante la XVIII Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, a Sacrofano, associazione di cui era membro attivo lo stesso Frassati. «La canonizzazione è ormai chiara all'orizzonte e si profila per il prossimo anno giubilare», ha affermato Monsignor Semeraro, il cui intervento è stato interrotto da un lungo applauso da parte dei mille soci di Ac presenti. «Nell’omelia per il rito della sua beatificazione - ha aggiunto - avvenuta il 20 maggio 1990, san Giovanni Paolo II lo chiamò uomo delle Beatitudini; disse pure che “nell’Azione Cattolica egli visse la vocazione cristiana con letizia e fierezza e s’impegnò ad amare Gesù e a scorgere in lui i fratelli che incontrava nel suo sentiero”». Frassati era nato a Torino nel 1901, morì a soli 24 anni a causa di una poliomelite fulminante; è considerato un «meraviglioso modello di vita cristiana, una giovinezza tutta immersa nel mistero di Dio e dedita al costante servizio del prossimo».

Figlio di una famiglia influente di Torino, è beato dal 1990

Il giovane beato torinese era figlio di Alfredo Frassati, storico fondatore e poi direttore de La Stampa di Torino: si impegnò sin da ragazzo nel laicato attivo, e in particolare nell’Azione Cattolica e nella Fuci, la Federazione degli universitari cattolici, crescendo nella fede cristiana e nel desiderio del servizio ai più poveri. È considerato uno dei “santi sociali” torinesi, come don Giovanni Bosco e don Giuseppe Cottolengo, anche senza essere formalmente ancora santo, per la sua vita dedicata ai più fragili e agli emarginati. «Nella santità di Piergiorgio - ha continuato Semeraro - c’è un valore di continuità con la tradizione della sua terra: egli, infatti, si è innestato nel lavoro di difesa della fede, attraverso la carità profusa nel campo dell’emarginazione». A 19 anni Frassati era entrato a far parte delle Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli, per l’aiuto ai più bisognosi e a 21 divenne terziario domenicano. Morì a soli 24 anni a causa di una poliomelite fulminante che aveva probabilmente contratto andando a visitare le abitazioni delle famiglie bisognose. 

 

Il Papa polacco lo aveva definito tra l'altro "un alpinista... tremendo" e "il ragazzo delle otto Beatitudini". Il miracolo riconosciuto dalla Chiesa al fine della beatificazione, è stata la guarigione di Domenico Sellan, un friulano che aveva contratto, verso la fine degli '30, il morbo di Pott. Questi, quasi in fin di vita, guarì repentinamente e senza un'evidente spiegazione medica dopo che un suo amico sacerdote gli aveva donato un'immagine con una reliquia di Pier Giorgio Frassati, a cui si era rivolto per ottenere la guarigione.

Un dono prezioso per l'Azione Cattolica di cui fu membro

«Siamo felici per una notizia che giunge come un dono prezioso per l'Associazione, mentre celebriamo la nostra Assemblea nazionale - ha dichiarato il presidente dell’Ac, Giuseppe Notarstefano -. L’Azione cattolica italiana è stata storicamente, ed è ancora oggi, una intuizione e una passione dei giovani come Piergiorgio Frassati».  «C’è pure, tuttavia, un elemento di novità - ha concluso il prefetto - ed è il fatto di avere cercato di confrontare il valore della fede con tutto l’arco dell’esperienza umana, operando caritatevolmente in ogni ambito: negli ambienti dell’università, del lavoro, della stampa (Pier Giorgio raccoglieva abbonamenti non per il quotidiano di suo padre, ma per quello cattolico), dell’impegno politico e partitico, e dovunque era necessario difendere le libertà sociali, cercando sempre di concepire e fomentare l’associazionismo, come amicizia cristiana destinata alla nascita di un cattolicesimo sociale».