Dybala, senti il Profeta Hernanes: "La questione andava chiarita prima"

"Uno così vorrei averlo sempre in squadra. Ma le società hanno dinamiche diverse". Ora, il brasiliano produce vini a Montaldo Scarampi, in provincia di Asti. "La Juve? Come il barolo. Ha bisogno di tempo"

Il Profeta Hernanes ora produce vino, ma sul caso Dybala non rinuncia a dire la sua. “Non si doveva arrivare a questo punto. Quando arrivi a pochi mesi dalla scadenza del contratto, il giocatore capisce che non è più al centro del progetto della società". E il suo rendimento, inevitabilmente, ne risente. Insomma, la Juve ha fatto male a non rinnovargli il contratto? “Diciamo che Paulo è uno di quei giocatori che vorrei sempre con me in squadra. Ma spesso le società hanno logiche e programmi diversi”. 

Dybala all'Inter? Non ce lo vedo

Parla volentieri di quell'anno di permanenza alla Juve, l'ex centrocampista brasiliano. Lui e la Joya arrivarono insieme, in quell'estate del 2015. Il Profeta rimase un anno e mezzo. La Joya, tra poco, se ne andrà. “Ho avuto un ottimo ricordo di Paulo, è un grande uomo e un grande giocatore. Giocavamo spesso a scacchi insieme. Gli direi di rimanere concentrato per finire alla grande quest'anno e poi iniziare una nuova avventura. Ha ancora tanto da dare”. Magari all'Inter? Hernanes, tutto sommato, sa come si fa. Lui, che fece il percorso inverso. “Mah, non mi piace ragionare molto con i ‘se’, ma io direi di no. Scegliere l'Inter, in questo momento, sarebbe una sorta di rivalsa nei confronti della società bianconera. E anch'io, nella mia carriera, quando ho fatto scelte dettate da sentimenti negativi, me ne sono pentito. Dybala, tutto sommato, ha fatto grandi cose in Italia, non deve rimanere per forza qui".

Scappo dalla città

Hernanes, invece, la sua scelta l'ha fatta. Lazio, Inter, Juve. Poi la Cina e il Brasile. Ha smesso di giocare lo scorso dicembre - “ma non ho ancora deciso se dire basta col calcio”, sorride. Per il momento, però, fa qualcosa di diverso. Si è trasferito a Montaldo Scarampi, in provincia di Asti. Ha comprato casa, ha messo su un ristorante, ha un bistrot a Torino. E soprattutto ha una vigna di 4 ettari e mezzo. Barbera, grignolino, brachetto: produce circa 12mila bottiglie l'anno. Vendute in Italia, ma anche in Cina e in Brasile. “Quando vivevo in Brasile, quasi non sapevo che esistesse, il vino. A pranzo e cena, da bere, c'era solo succo di frutta. Poi, dal mio arrivo a Roma, sono rimasto colpito dai suoi sapori, ma soprattutto dalla storia, dalla cultura, dai processi che ci sono dietro una bottiglia di vino. E' fantastico, questa storia mi fa davvero volare con l'immaginazione”. Nel 2015, quindi, il contatto con il Monferrato: “Giocavo all'Inter, ed ero venuto da queste parti per vedere come si fa il vino. E di queste colline, mi sono innamorato”.

La Juve di Allegri? Come il barolo

Della Juve, Hernanes ha apprezzato soprattutto la mentalità: “Io sono uno che ha sempre preso il calcio molto sul serio. Forse troppo, a volte pensavo. Ma alla Juve trovai finalmente un ambiente che la pensava come me. Una specie di azienda dove conta solo vincere. E questo mi piace. Altrove era diverso. C'era un clima più da… calciatori. Ovvero: se vinci bene, se perdi va bene lo stesso. E questo a me non piaceva”. Allegri? “Un grande allenatore, con una filosofia semplice: conta solo vincere”. Le sue squadre hanno il baricentro troppo basso? “E' il suo modo di giocare, e fa bene. Anch'io, prima di arrivare alla Juve, la pensavo così. Ricordo una Juve-Lazio da spettatore, e i bianconeri tutti all'indietro. Dicevo tra me: 'Ma davvero la Juve gioca così'?'. Ebbene, vinse 2 a 0. E quando sono arrivato a Torino, ho capito che ha ragione lui”. La Juve di Allegri “è come il barolo: ci vuole tempo per diventare un grande vino”.

 

Servizio di Massimo Lanari, montaggio di Beppe Serra.