Per i suoi avvocati non era consapevole

"Superficiale ma non colluso", la difesa di Roberto Rosso a processo per voto di scambio

Ad Asti 88esima udienza di Carminius Fenice sulle infiltrazioni di 'ndrangheta nel torinese.


Nega ogni legame consapevole con la 'ndrangheta la difesa dell'imputato più di spicco nel processo Carminius Fenice sulle presunte infiltrazioni nel torinese. Roberto Rosso, ex assessore regionale di Fratelli d'Italia, è accusato di voto di scambio politico mafioso. 
C'era anche lui insieme ai suoi legali davanti al collegio di tre giudici del tribunale ad Asti. Per la procura, che ha chiesto 11 anni di carcere, Rosso promise 7800 euro in cambio di voti a due figure ritenute di spicco della 'ndrangheta, Onofrio Garcea e Francesco Viterbo, già condannati con rito abbreviato. Nel lungo processo, oggi l'udienza numero 88, è emerso un clima di omertà a Carmagnola e in altre zone dell'hinterland. Famiglie che si arricchivano con usura, traffico di droga e di armi, le mani in pasta anche nell'economia sana. E poi le intimidazioni: auto bruciate, minacce, spari. Per i 29 imputati le accuse a vario titolo sono associazione mafiosa, voto di scambio, intestazione fittizia, evasione fiscale, gioco d'azzardo, truffe. 21 anni di carcere la richiesta di condanna più alta. La sentenza di primo grado è attesa per fine maggio.

 

Servizio di Marzia De Giuli

Montaggio di Marco Rondoni

Intervista con Giorgio Piazzese, legale di Roberto Rosso