Il caso

Terremoto Juve, finisce l'era Agnelli

Decisione choc: si dimette l'intero Consiglio di amministrazione. Sulla rivoluzione pesano l'inchiesta sul bilancio e i rilievi della Consob



servizio di Davide Lessi
montaggio di Paola Bovalenta

Quattro giorni fa ai nostri microfoni John Elkann aveva preferito non commentare l'inchiesta che ha terremotato l'ambiente bianconero. Si sono dimessi tutti, a partire dal presidente Andrea Agnelli che proprio un anno fa, con le indagini erano in corso, aveva fatto un appello all'unità. Un'unità che però è mancata negli ultimi mesi. Lo ha ammesso lo stesso Agnelli in questa lettera inviata ai dipendenti: "E' venuta meno la compatezza - ha scritto il presidente - meglio lasciare tutti insieme". E' la fine di un'era, iniziata 12 anni fa, e condita dal record di 9 scudetti di fila. La Juve di nuovo grande Signora del calcio dopo la retrocessione in B per Calciopoli.

Ora una un'altra inchiesta, chiamata "Prisma", spazza via un'intera classe dirigente. L'accusa, pesante, è di falso in bilancio. 16 gli indagati, compresi il vicepresidente Nedved e l'ad Arrivabene. Per Agnelli vengono richiesti i domiciliari, respinti dal gip.  L'imbarazzo però rimane. Un mese dopo la rivoluzione: Maurizio Scanavino è il nuovo direttore generale; il commercialista Gianluca Ferrero il nuovo presidente indicato da Entrambi uomini di fiducia di Elkann.

Non è finita. Ora anche la procura federale della Figc -  che aveva già assolto i bianconeri per il caso plusvalentze - ha ottenuto nuove carte dai pm di Torino. E vuole valutare se ci sono elementi per aprire un nuovo fascicolo.