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Adozioni troppo facili, poi il pentimento: un viaggio tra i canili di Torino

Avere un cane ospite delle strutture comunali è un percorso lungo, a tutela dell'animale. E così spesso si ricorre a quelle del Sud, assediate dal randagismo, dove vengono fatte con più facilità. Salvo poi tornare indietro: il fenomeno dei "pentiti"

Dicevano che non si sarebbe mai alzata. E invece Piera, ospite del Canile municipale di Torino, ora cammina. “Merito della cura fisioterapica e delle coccole, non delle botte che l'hanno ridotta a camminare prima sul carrellino e poi così”, ci dice un'operatrice. E' uno dei 140 cani presenti nel Canile rifugio municipale di Torino, dove arrivano tutti i cani recuperati sul territorio che non possono essere resi ai legittimi proprietari, perché senza microchip, o con microchip non aggiornati o senza numero di telefono o cani di proprietà di persone affidate ai servizi sociali.

Il problema dei molossi

Pera è un molosso come l'80% dei cani presenti nel canile. Cani “di moda” negli anni scorsi, ma difficili da affidare e destinati a vivere in canile per sempre, tanto che il Comune di Torino ha in programma un ampliamento della struttura. “Abbiamo chiesto un finanziamento da 3 milioni di euro”, ha detto l'assessore comunale alla Tutela degli animai, Francesco Tresso. Mantenerli, poi, costa. Anche perché i cani devono fare attività, essere educati e “socializzati”: perché l'obiettivo è sempre far tornare il cane in una famiglia.

Boom di adozioni durante il covid

Ma il percorso di adozione per l'aspirante padrone è lungo e non semplice in genere si fanno minimo tre colloqui. Si cerca di preservare i cani da altri traumi. Un modo per smorzare facili entusiasmi e andare oltre l'aspetto emotivo che spinge a prendere i cani inseguendo le mode o con superficialità, come è successo durante il covid quando sull'onda emotiva del momento difficile si sono moltiplicati gruppi su Internet per l'adozione dei cuccioli e in genere dei cani. Secondo Luca Ferrero, medico veterinario, molte persone vedono questi cani sui social network. Dal periodo post covid abbiamo notato un notevole incremento delle adozioni dei cani meticci provenienti dal Sud e dalla Spagna, Paesi dove non c'è la cultura del meticcio”.

Randagi dal Sud, poi di nuovo in canile

Secondo Fulvio Ricceri, presidente dell'associazione Bastardini ODV che gestisce il rifugio privato Bau,durante il lockdown ci sono state tante adozioni fatte da canili del Sud che non hanno dialogato molto con le famiglie, sono stati fatti con più superficialità. Cuccioli che attraverso staffette hanno macinato migliaia di chilometri per arrivare in associazioni e famiglie per un'adozione fallita dopo la pandemia. Nel 2022, su 101 cani che sono entrati, 38 vengono da famiglie che l'avevano adottati durante il lockdown, non li avevano presi da noi per fortuna”. Il rifugio privato Bau viene gestito da volontari, senza contributi pubblici: qui arrivano i cani ceduti dai proprietari che non li vogliono più. Un fenomeno in aumento, si cercano cuccioli dal Sud, dove il randagismo è ancora molto diffuso, e le adozioni sono più facili. E poi, spesso, ci si accorge dell'errore. “Il percorso di adozione non è un percorso difficile: è un percorso di consapevolezza”.