Il caso

Lauriano nella bufera per 68 false residenze e cittadinanze a brasiliani

Dieci gli indagati, tra cui la sindaca Matilde Casa che si difende e annuncia querele: la vicenda a dieci giorni dalle elezioni comunali

È immerso tra colline e vigne di Lauriano il bed and breakfast Cascina Colombaro. Da quasi tre anni ha cambiato gestione. E - insistono i nuovi titolari - ora nulla c’entra con la storia che in questi giorni ha per protagonista il paese, 1500 abitanti, a 40 minuti da Torino. 
Nella struttura, tra 2018 e 2019, era stata riconosciuta la residenza di 68 brasiliani. Ma - secondo un’inchiesta della procura di Ivrea - hanno pernottato li solo alcuni giorni, qualcuno non c’è addirittura mai stato e nessuno ha controllato. Di più. Quei 68 brasiliani, dopo la residenza, hanno ottenuto la cittadinanza italiana iure sanguinis, cioè come discendenti di emigrati all’estero. Un atto illegittimo, secondo gli investigatori. 
Gli indagati sono dieci, tra cui la sindaca, Matilde Casa. A lei sono contestati i reati di falso in atto pubblico, corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio e associazione a delinquere. Accuse che la prima cittadina respinge. E annuncia di aver dato mandato al suo avvocato, Mauro Carena, di querelare chi l’ha presa di mira, non a caso, secondo lei, a due settimane dalle elezioni comunali a cui, dopo dopo tre mandati, non è candidata. Tra l'altro, Matilde Casa è già stata protagonista di due casi giudiziari da cui è uscita indenne. 
A Lauriano ha ottenuto la cittadinanza anche il padre dell'attaccante dell'Arsenal, Gabriel Martinelli. Sono ritratti insieme nella piazza nel 2019. Nessuno dei due è indagato.

 

 

 

 

 

Nei guai anche due impiegati dell’anagrafe del comune, gli ex titolari del b and b, pagati - sostiene la procura - pure per i mancati soggiorni, e quattro persone di una società di intermediazione brasiliana. È la Rotunno immigrations che - per il pubblico ministero - aiutava persone a ottenere la cittadinanza italiana anche se non ne avevano diritto, pagando somme tra i 1.500 e 10.000 euro. Poi la società - ipotizzano ancora gli investigatori - ai presunti pubblici ufficiali compiacenti faceva regali, come un computer per la biblioteca di Lauriano, mai consegnato sottolinea la sindaca.