Dalle borsette dell'Ottocento alle caricature: le storie dei cavatappi in mostra a Barolo

Oltre 500 gli esemplari esposti nel museo nel cuore delle Langhe, arrivati da tutto il mondo

Nel millesettecento le donne nella nobiltà avevano sempre con sé un minicavatappi, che serviva per aprire le bottigliette di profumo. È una delle curiosità del museo dei cavatappi di Barolo. Un oggetto semplice, di uso quotidiano, che però vanta un lungo passato. Ne ha collezionati oltre 1400 Paolo Annoni, un farmacista torinese, di tutte le forme e dimensioni.

 Una parte della sua raccolta è in esposizione in questo piccolo museo, ricco di reperti unici arrivati da tutto il mondo.  Ci sono i cavatappi-caricatura del senatore americano Andrew Volstead, promotore nel 1919 della legge contro il consumo di bevande alcoliche. E quelli figurativi, con persone, animali, oggetti. Frammenti che raccontano una storia, ognuno ha la sua. 

Sul cavatappi, si scopre che è nato per estrarre un tappo di sughero da un recipiente di vetro, non necessariamente una bottiglia di vino, e che il primo brevetto risale al 1795, ed è dell'inglese Samuel Henshall. In Italia fino al 1728 il commercio del vino in contenitori di vetro era vietato, per opporsi alle frodi, perché la produzione era artigianale e non permetteva di crare bottiglie con la stessa capacità. 

 

Servizio di Maria Elena Spagnolo

Montaggio di Marco Rondoni