Ancora un suicidio in carcere. I sindacati: "Troppi detenuti, pochi agenti"

Era in attesa di giudizio, in una delle sezioni più sovraffollate del penitenziario

Ancora un suicidio in carcere. I sindacati: "Troppi detenuti, pochi agenti"
Tgr Puglia
L'uomo, di circa 40 anni, originario del capoluogo jonico, si e' impiccato approfittando della momentanea assenza dei compagni di cella. Era rinchiuso in una delle sezioni più affollate del penitenziario tarantino, in attesa di giudizio per reati contro il patrimonio. A riferirlo il segretario nazionale del Cosp, Domenico Mastrulli, che torna a denunciare la situazione di grave sovraffollamento carcerario a fronte di un organico sempre più ridotto. Secondo una prima ricostruzione dell'episodio sarebbe stato un agente di Polizia Penitenziaria a trovare il detenuto ancora agonizzante con un cappio al collo ricavato da un lenzuolo legato alle grate della finestra. A nulla sono serviti i tentativi per rianimarlo. "Si allunga tristemente la lista di suicidi, un fenomeno sul quale esistono responsabilita' ben precise - dice Mastrulli - a nulla sono serviti gli appelli rivolti all'Amministrazione penitenziaria e al ministero. In piu' occasioni abbiamo denunciato la situazione di grave sovraffollamento carcerario a fronte di un organico sempre piu' ridotto".  
"Da mesi - evidenzia il sindacato autonomo di Polizia penitenziaria Sappe - denunciamo la grave situazione di sovraffollamento del carcere di Taranto, forse il più frequentato della nazione", a cui "fa da contraltare il minor organico di polizia penitenziaria che non consente di controllare e gestire nulla". Il sindacato sottolinea che la "sezione" in cui era detenuto l'uomo che si è suicidato è "una delle più affollate" con "oltre 65 detenuti". In questa sezione, evidenzia il Sappe, "un agente da solo percorre decine di chilometri al giorno andando su è giù per una serie di incombenze a partire dalle docce". "Eppure - prosegue il sindacato - nonostante questo incessante e massacrante lavoro, l'agente di servizio nella sezione ha avuto la percezione che qualcosa di grave stesse accadendo" e "nonostante fosse da solo, con grande coraggio, ha aperto la stanza e si è catapultato nel bagno dove ha trovato il detenuto con un cappio al collo, ricavato da un lenzuolo ben legato alle grate della finestra". "Non era ancora morto - conclude il sindacato - ed il poliziotto con grande sangue freddo lo ha liberato per praticargli il massaggio cardiaco, lanciando nel contempo l'allarme. Purtroppo tutto ciò non è servito a nulla".