Per il Dna dei Vichinghi, l'Università di Foggia è su "Nature"

Pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica i risultati dell'indagine di archeologia molecolare, finalizzata alla ricostruzione del patrimonio genetico dell'antico popolo. E tentare di ricostruirne le rotte e le abitudini

Per il Dna dei Vichinghi, l'Università di Foggia è su "Nature"
TGRPuglia
 L'Università di Foggia è su Nature, la prestigiosa rivista da sempre punto di riferimento per la comunità scientifica internazionale. Il riconoscimento vede coinvolto il Dipartimento di Studi Umanistici e la Cattedra di Archeologia Medievale  con il prof. Pasquale Favia, insieme alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti-Paesaggio per le Province BAT e FG con il dott. Italo Muntoni, contattati dalla Lundbeck Foundation Geo Genetics Centre dell'Università di Copenhagen, fra i promotori dello studio. Il saggio, pubblicato lo scorso 17 settembre, riporta i risultati della complessa indagine di archeologia molecolare, incentrata su un progetto di ricostruzione del patrimonio genetico del popolo che chiamiamo Vichinghi, per tentare di ricostruirne le rotte, le migrazioni, le abitudini e lo stile di vita.  Una vera e propria sfida quella degli accademici coinvolti, che hanno analizzato centinaia di campioni antichi, provenienti da oltre 80 siti archeologici nel nord Europa, in Groenlandia, dall'Islanda alla Russia, dalla Norvegia all'Italia.  Lo studio che è valso la copertina di Nature, riunisce i dati genetici di 442 esseri umani i cui resti risalgono al periodo compreso tra l'Età del Ferro (2400 a. C.) e l' epoca moderna (1600 d. C.), tutti sepolti in aree in cui è già attestata la presenza dell'antico popolo di guerrieri. Com'è noto, nel corso del X secolo un nucleo di Vichinghi, storicamente poi denominati Normanni, si stabilì nel Nord della Francia (nella zona conosciuta oggi come Normandia); un gruppo di questa popolazione, di ceppo etnico dunque vichingo, nel corso dell'XI secolo si trasferì nel Mezzogiorno d'Italia.