Albanese costretta a prostituirsi, in carcere un connazionale

A dare il via alle indagini è stata la denuncia della giovane, una ventiseienne

Le indagini dei I Finanzieri della Compagnia di Altamura sono partite grazie alla presentazione di una denuncia da parte di una ventiseienne ragazza di origini albanesi – hanno avuto ad oggetto gravissime condotte di riduzione o mantenimento in schiavitù, dirette allo sfruttamento della prostituzione, poste in essere dall’indagato, un trentunenne di origine albanese e residente ad Altamura, nei confronti della denunciante, costretta, con violenze e minacce, a prostituirsi dal 2016 sotto la sua protezione. 
Il predetto, infatti, approfittando della situazione di necessità in cui versava la ragazza – già con un passato di prostituta sotto la protezione di altri soggetti sempre di origini albanesi –, la quale non aveva disponibilità di alloggio e quindi si trovava in una condizione vulnerabilità e di inferiorità psichica e fisica, dapprima le faceva credere che l’avrebbe aiutata e, successivamente, dopo aver carpito la sua fiducia, l’avviava alla prostituzione (ad Altamura, Terlizzi, Bari, Taranto, Parma, Regione Veneto e Spagna) vincendo la sua resistenza percuotendola e minacciandola reiteratamente, anche mediante l’uso di una pistola che le puntava in più occasione alla tempia.
I proventi dell’attività di meretricio – anche fino a 400 euro al giorno – venivano consegnati dalla ragazza all’indagato e tale situazione si protraeva fino allo scorso dicembre, quando la predetta decideva di non prostituirsi più e di chiedere aiuto presentando la denuncia ai finanzieri di Altamura.
Da quel momento, però, non rassegnandosi alla decisione della ragazza, l’indagato non solo esercitava sulla stessa una costante e asfissiante azione di controllo, seguendola per scoprire i luoghi da lei frequentati e le persone incontrate – a tal fine avvalendosi anche dell’apporto di altri due altamurani (uno dei quali coindagato per il reato di calunnia), ma poneva in essere anche condotte particolarmente violente nei confronti di un altro soggetto – sempre di origini albanesi e residente ad Altamura –, che aveva dato ospitalità alla denunciante dopo che questa si era sottratta dal giogo del suo protettore.
Difatti, lo scorso 23 febbraio, l'indagato aveva esploso alcuni colpi di pistola contro la porta dell’abitazione del menzionato soggetto, a scopo chiaramente minaccioso ed intimidatorio; mentre il 27 giugno lo aveva aggredito e colpito con un martello, procurandogli lesioni personali.
Oltre all’escalation delle condotte criminose poste in essere dall’indagato le indagini hanno documentato la sua volontà di usare violenza nei confronti del citato soggetto che aveva dato ospitalità alla denunciante, al punto tale da esternare anche intenzioni omicidiarie (per poi scappare in Albania o altrove) e di procurarsi nitrato d’ammonio, che viene utilizzato anche per la produzione di esplosivi.
Il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Bari ha convalidato il fermo e applicato nei confronti dell’indagato la misura cautelare della custodia in carcere. Il provvedimento è fondato sulla sussistenza del pericolo di fuga dell’indiziato, desunto dal suo concreto comportamento. Oltre che dei delitti di riduzione o mantenimento in schiavitù diretto allo sfruttamento della prostituzione, l'indagato deve rispondere di detenzione illegale di arma comune da sparo, minaccia aggravata, tentata violazione di domicilio, lesione personale, ricettazione e calunnia