Timac scagionata, resta l'inquinamento

L'azienda che produce fertilizzanti non è responsabile dell'inquinamento della falda, in base al monitoraggio di Arpa e Cnr che individua il punto contaminato a monte del capannone. Avviato un tavolo con associazioni ed enti locali

All’indomani della pubblicazione dei dati sull’inquinamento della falda, nell’area industriale di Barletta, la Timac Agro avvia un tavolo permanente sull’ambiente. Dal monitoraggio di CNR e Arpa è emerso che le contaminazioni del sottosuolo, di metalli pesanti, nitriti e solfati, non sono riconducibili  allo stabilimento che produce fertilizzanti. L’interlocuzione avviata con il comitato operazione aria pulita Bat e Legambiente ha l’obiettivo di marciare insieme in un’unica direzione. La concentrazione oltre i limiti di legge di cromo esavalente e arsenico, in via Trani, secondo i risultati degli ultimi accertamenti, si rileva a monte della struttura, il flusso di falda infatti arriva già inquinato all’interno dell’azienda.

Da 8 anni nel mirino di denunce e ordinanze, la Timac Agro sopravvive prima ad un sequestro della magistratura, in seguito revocato e poi a quest’ultima verifica. I risultati pubblicati dal Comune,  a quasi tre anni dai campionamenti,  scagionano l’impresa. Tuttavia gli stessi numeri parlano chiaro, sui valori registrati  di inquinamento con livelli al di sopra dei limiti consentiti. Restano quindi in sospeso  gli interrogativi sulle responsabilità e su chi avveleni la zona a ridosso del centro abitato.

Con le interviste a RAFFAELE CORBASCE, PRESIDENTE LEGAMBIENTE CIRCOLO DI BARLETTA e ANDREA CAMAIORA, TIMAC AGRO ITALIA