Dissalatore di Taranto: si va avanti, ma ambientalisti contrari

Prosegue l'iter per la realizzazione dell'impianto sul fiume Tara. Già appaltati i lavori per un'opera che costerà 82 milioni di euro per i prossimi due anni. Legambiente annuncia la creazione di un comitato di opposizione

Dovrebbe vedere la luce entro due anni, e una volta in funzione sarà il più grande d’Italia. Il dissalatore sul fiume Tara è sempre più realtà.
Acquedotto Pugliese ha aggiudicato l’appalto integrato ad un’associazione temporanea di imprese con a capo la massafrese Cisa spa. Importo complessivo 82 milioni di euro, di cui 27 finanziati con fondi del Pnrr. Il dissalatore produrrà a regime fino a 60.000 metri cubi di acqua potabile al giorno, che poi sarà incanalata nella rete idrica tarantina, e da lì distribuita a tutta la Puglia meridionale, garantendo il fabbisogno di circa un quarto dei residenti in Salento.
Il progetto si basa su una tecnologia sviluppata dalla multinazionale francese Suez, in grado di produrre bassi livelli di salamoia di scarto, un liquido ad alta concentrazione salina che può alterare l’ambiente in cui viene immesso. I costruttori assicurano che l'impianto sarà green e con un basso impatto. Non la pensa però così Legambiente, che si oppone alla costruzione del dissalatore, come spiega la presidente della sezione di Taranto, Lunetta Franco. 
Nei prossimi giorni Legambiente e altre associazioni cittadine si costituiranno in un comitato per portare le loro istanze davanti alla commissione regionale per la valutazione dell’impatto ambientale.