L'ultima stazione della Via Crucis è Venezia, dove il Cagliari annaspa e poi affonda, prigioniero dei propri limiti, tecnici e soprattutto mentali. Da Salerno era arrivata un'offerta che non era possibile rifiutare, ma i rossoblu sono riusciti a rifiutarla, dopo un primo tempo paralizzato dalla paura e una ripresa marcata dall'ansia, quando sarebbe bastato un minimo di lucidità per tornare in Sardegna con una salvezza immeritata.

La cronaca della partita è tutta nell'impegno del Venezia, che non regala nulla, da codice d'onore dello sport, e nella goffa e affannosa ricerca del Cagliari, a caccia di una sola, maledetta, rete, che avrebbe garantito la serie A. Ma le coordinate della porta avversaria restano un mistero insondabile, e l'unico ad avvicinarsi è Raoul Bellanova, che trova sulla propria strada il carneade finlandese Mäenpää.

I numeri alla fine reciteranno 31 tiri, ma sono cifre che ingannano, perché si tratta in buona parte di atti mancati: a tradire sono tanto Pavoletti quanto il totem Joao Pedro, e il tardivo ingresso di Pereiro non è il deus ex machina.

Cala il sipario, e la retrocessione in B è la logica conseguenza di decisioni societarie scellerate, dal precoce esonero di Semplici, mai apprezzato dal patron, all'investimento su Mazzarri, fino alla disperata soluzione interna. Il presidente Giulini litiga con la stampa e conferma l'intenzione di andare avanti. Probabile la conferma del ds Capozucca: sul proprietario della panchina, invece, il dibattito è prematuro.
