Scomparso il 4 febbraio a 71 anni, il piemontese Daniele Segre era considerato uno dei migliori registi di cinema documentario in Italia. Secondo l'Hollywood Reporter, “era spesso il primo ad arrivare sugli argomenti e narrarli cinematograficamente”. E per due volte aveva scelto di raccontare le lotte operaie della Sardegna, esempi di emergenza sociale spesso ignorati da gran parte dei media.
Nel 1994 la realizzazione di “Dinamite - Nuraxi Figus Italia” sull’ultima miniera di carbone ancora in attività in Italia. La telecamera seguiva i minatori della CarboSulcis, impegnati nell’occupazione contro l’ENI: A quattrocento metri sotto terra, con la sola illuminazione dei caschi, le riflessioni sul destino ingrato di uomini costretti a lottare come i loro padri per non perdere un lavoro terribile. Il film fu poi presentato alla mostra del cinema di Venezia, nella sezione “Finestra sulle immagini”.
Segre tornò sull'isola nel luglio 2000. Questa volta per raccontare la storia della Nuova Scaini di Villacidro, fabbrica di batterie, di proprietà per il 20% all’AGIP Petroli che ha combattuto per più di tre anni una battaglia per garantire il futuro ai 152 dipendenti rimasti e alle loro famiglie. I lavoratori sarebbero stati licenziati due mesi dopo. Nel film “Asuba de su serbatoiu” (sul serbatoio) l'ultima fase della protesta: gli operai, non più giovanissimi, salivano sui silos, su bombole di gas pericolosi, si incatenavano, facevano veglie a Roma. “Il film”, si spiega sul sito del regista, “va oltre il fatto di cronaca per raccontare la storia di una urgenza che riguarda tutti e che, come una scossa elettrica, attraversava l’intero territorio nazionale”.