Nel 2017 la giornalista Sabrina Pisu scrive a quattro mani con Vincenzo Calia "Il Caso Mattei" (Chiarelettere), un libro in cui si ricostruisce anche il clima che precedette la morte di Mattei, nonché i depistaggi e le manipolazioni, fatte anche dalla stampa.
Ai giornali raccontò che "il cielo era rosso, bruciava come un grande falò, e le fiammelle scendevano tutte intorno... Un aeroplano si era incendiato e i pezzi stavano candendo sul prato, sotto l'acqua". Ronchi venne intervistato anche dalla Rai. Il giorno dopo le sue rivelazioni lo prelevarono da casa per portarlo a San Donato, alla sede della Snam. Per uno come lui, che abitava in cascina e la sera della tragedia era andato a prendere sua figlia con il trattore, entrare nella sede vetrocemento della Snam era come entrare in un disco volante. La sua vita, da allora, cambiò in meglio, sostiene l'accusa. Diventò più facile, più ricca. Lui disse di non aver visto niente.
Gli costruirono una strada nuova per la cascina. Gli affidarono, in cambio di un fisso annuo, la custodia della tomba-ricordo della tragedia in mezzo alla piatta campagna. Il fratello di Eugenio Cefis, che diventò presidente dell'Eni al posto dello scomparso Mattei, gli assunse la figlia in un'azienda.
"Qualcuno" era stato così attento a cancellare quel testimone che persino una sua intervista, rilasciata alla Rai, venne manipolata: come in un giallo, negli archivi Rai i carabinieri hanno trovato il filmato in bianco e nero delle domande e risposte, ma non c' è più traccia della base audio. Per ricostruire quello che Ronchi aveva detto, i carabinieri hanno chiesto a una professoressa sordomuta di leggere sulle labbra del contadino: "Ho sentito un boato, una botta, e ho visto il fuoco", aveva detto agli intervistatori Rai, nel '62.