Borsellino: "Scorta solo la mattina per essere ucciso la sera"

La Commissione nazionale Antimafia desecreta gli atti. Così parlava il magistrato ucciso in via D'Amelio nel 1992

Borsellino: "Scorta solo la mattina per essere ucciso la sera"
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 "Voglio sottolineare - dice Borsellino alla Commissione antimafia nel 1984 - la gravità dei problemi di natura pratica che ogni giorno dobbiamo affrontare. Con la gestione dei processi di mole incredibile, è diventato indispensabile l'uso di attrezzature più moderne, come i computer: il pc è finalmente arrivato ma non sarà operativo se non tra qualche tempo, ci sono problemi gravi di installazione, è stato messo in un camerino. Deve servire per la gestione dell'enorme processo che stiamo portando avanti. E' indispensabile, c'è una mole di dati incredibile, il processo impegna ben 4 magistrati. Non bastano più le rubriche artigianali". "Quanto al personale - prosegue il magistrato - non si tratta solo di dattilografi e segretari di cui avremmo bisogno di aver garantita la presenza per tutta la giornata, non solo per la mattinata; ma mi riferisco anche agli autisti giudiziari: la mattina con strombazzamento di sirene la gran parte di noi viene accompagnata in ufficio dalle scorte ma il pomeriggio c'è una sola macchina blindata e io sistematicamente vado in ufficio con la mia auto per poi tornare a casa verso le 21-22". "La libertà la riacquisto - dice infine Borsellino rispondendo ad un esponente della Commissione - ma non vedo che senso ha perdere la libertà la mattina per essere libero di essere ucciso la sera".   Il computer è finalmente arrivato, ma purtroppo non sarà operativo se non fra qualche tempo". Sono le parole del giudice Paolo Borsellino, in un audio inedito, registrate nel 1984 durante una seduta della Commissione nazionale antimafia. Borsellino, prima di essere ucciso, sottolineava "la gravità dei problemi, soprattutto di natura pratica, che noi dobbiamo continuare ogni giorno ad affrontare, soprattutto con il fenomeno che stiamo in questo momento vivendo, cioè della gestione dei processi di mole incredibile, perché un solo processo è composto da centinaia di volumi e riempie intere stanze".

IL NO DI SALVATORE BORSELLINO
"In quella strage mio fratello è stato ridotto ad un tronco carbonizzato senza più le gambe e le braccia, i pezzi di quei ragazzi sono stati raccolti uno ad uno e messi in delle scatole per poi essere identificati, separati e racchiusi in delle bare troppo grandi per quello che restava di loro. Ora, a 27 anni di distanza, non posso accettare che i pezzi di mio fratello, le parole che ha lasciato, i segreti di Stato che ancora pesano su quella strage, vengano restituiti a me, ai suoi figli, all'Italia intera, ad uno ad uno. E' necessario che ci venga restituito tutto, che vengano tolti i sigilli a tutti i vergognosi segreti di Stato ancora esistenti e non solo sulla strage di Via D'Amelio ma su tutte le stragi di Stato che hanno marchiato a sangue il nostro Paese". Così Salvatore Borsellino in una lettera inviata al presidente della commissione Antimafia Nicola Marra declina l'invito a partecipare, a Roma, alla desecretazione delle audizioni del giudice Paolo Borsellino in commissione parlamentare Antimafia. Salvatore ha voluto leggere la lettera durante la conferenza stampa di presentazione dei quattro giorni di eventi dedicati al 27esimo anniversario della strage di via d'Amelio. "Non mi sembra si tratti esattamente di una desecretazione - dice - ma piuttosto di rendere pubblici dei documenti che fino ad ora erano di difficile accessibilità perché conservati negli archivi della commissione Antimafia. Una cosa importante ma un po' diversa da quella desecretazione che aspettiamo da anni, che anche il ministro Bonafede aveva promesso proprio in via d'Amelio e che ancora non è arrivata". "E' assurdo - conclude - che in un Paese come il nostro, che si è macchiato di tante stragi di Stato, ancora oggi ci siano questi segreti. Vuol dire che non si vuole arrivare alla verità, non ho altra risposta".

LA RISPOSTA DEL PRESiDENTE DELLA COMMiSSIONE ANTIMAFIA MORRA
"Massimo rispetto per persone che hanno perso un loro congiunto e meritavano forse che lo Stato intervenisse prima". Lo ha detto il presidente dell'Antimafia, Nicola Morra, interpellato sulle parole del fratello di Paolo Borsellino che ha declinato l'invito alla conferenza stampa sulla desecretazione degli atti della Commissione. "Comprendo l'umanita' delle parole e delle riflessioni - ha aggiunto Morra - non solo di Salvatore ma anche degli altri familiari". 

Il servizio di Angela Caponnetto