31 anni fa la strage di Capaci, la memoria e l'impegno. Momenti di tensione in via Notarbartolo

Numerose le iniziative per commemorare Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro
31 anni fa la strage di Capaci, la memoria e l'impegno. Momenti di tensione in via Notarbartolo
Tgr Sicilia
Momenti di tensione all'albero Falcone

Numerose iniziative a Palermo in occasione del trentunesimo anniversario della strage di Capaci, in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. 

 

"Fuori la mafia dallo stato" è il coro intonato da centinaia di palermitani in occasione del momento di commemorazione durante l'orario della strage di Capaci, alle 17,58. Tanti i cittadini che hanno affollato via Notarbartolo in memoria di Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Subito dopo è stato rispettato il minuto di silenzio spezzato da un lungo applauso. Visibilmente commossa Maria Falcone, la sorella del giudice ucciso. Prima del minuto di silenzio si sono registrati momenti di tensione tra alcuni manifestanti e la polizia per delle "distanze" non rispettate durante la manifestazione.

 

Il momento solenne e' arrivato alle 17.58, l'ora della strage di Capaci. Davanti all'albero Falcone, a Palermo, e' stato osservato un minuto di silenzio in occasione del 31esimo anniversario della morte di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli uomini della scorta. Dopo la lettura dei nomi delle vittime delle stragi di Capaci e di via D'Amelio, intonato "il Silenzio", e' scattato un lungo applauso da parte delle centinaia di presenti.
 

Partito il corteo dei sindacati, non arriverà all'albero Falcone

Due cortei a Palermo in occasione dei 31 anni dall'attentato di Capaci. Uno è partito dalla facoltà di Giurisprudenza ed è promosso dai sindacati e dalle sigle del coordinamento “23 maggio”.

 

Partito il corteo verso l'albero Falcone

Il corteo delle scuole promosso dalla Fondazione Falcone è partito poco prima delle 16 da Via Duca della Verdura. Arriverà all'albero Falcone dove alle 17.58 verrà suonato il silenzio nel momento esatto della strage di Capaci, 31 anni fa.

Meloni: “Dolore indelebile, la nazione ha saputo reagire”

"Ci sono date che rimangono scolpite nella memoria di tutti. È dovere degli italiani ritrovarsi uniti qui a rinnovare il ricordo dei martiri della mafia. Il dolore provocato da quegli omicidi è indelebile, ma questa nazione pur con tutte le sue difficoltà e contraddizioni, ha saputo reagire e assicurare alla giustizia i criminali responsabili. Trentuno anni fa ero una quindicenne sconvolta dall'efferatezza di quella stagione delle stragi e scelsi di impegnarmi in politica perché pensai che fosse lo strumento più utile per non rimanere con le mani in mano. Oggi posso dire di essere contenta di averlo fatto. Il cammino davanti a noi è ancora lungo e difficile, ma non abbiamo paura, siamo ancora più forti". Così il premier Giorgia Meloni nel suo messaggio letto in occasione del 31esimo anniversario della strage di Capaci nel corso della commemorazione nell'aula Bunker dell'Ucciardone a Palermo.
 

Zuppi (Cei): “La mafia non è scomparsa, serve coscienza del pericolo”

Nel suo intervento alla 77esima Assemblea Generale, il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha ricordato l'anniversario della strage di Capaci, "in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro". "E quest'anno - ha aggiunto - si compie anche il trentesimo anniversario del discorso di San Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi ad Agrigento (9 maggio 1993). L'intervento fu anche ispirato dall'incontro con igenitori del Beato Rosario Livatino, primo magistrato beatificato, laico di 37 anni, che ha mostrato come si possa cambiare la storia a mani nude e con la giustizia. Al discorso di Agrigento seguirono l'attentato mafioso a San Giovanni in Laterano, quando la cattedrale del Papa fu colpita dal terrorismo, fatto unico nella storia, e l'uccisione di don Pino Puglisi, prete che aveva fatto dell'educazione dei giovani il terreno di liberazione dalla mafia"."Dal 1991, la Cei, con la Nota pastorale Educarealla legalita', afferma che 'il cristiano non puo' accontentarsi di enunciare l'ideale e affermare i principi generali. Deve entrare nella storia e affrontala nella sua complessita''. C'e' bisogno di una coscienza piu' ampia del pericolo - ha continuato -. Dove il tessuto sociale e' slabbrato, lo Stato lontano, la gente sola, disperata, povera, la scuola indebolita, c'e' terreno di crescita per le mafie. La Chiesa, comunita' viva e generosa, resiste alla forza disgregativa. Non siamo il resto del passato, ma - con i nostri limiti -operiamo per la liberazione dal male e siamo nel cuore dello slancio dell'Italia verso il futuro". 

Lagalla: “Un buon governo è il miglior antidoto contro la mafia”

"Sono i giovani i protagonisti di questo anniversario. A loro prima di tutto il mio saluto. I giovani si attendono la testimonianza delle istituzioni". Lo ha detto stamane il sindaco di Palermo Roberto Lagalla parlando dal palco montato davanti all'aula bunker nel trentunesimo anniversario della strage di Capaci. "Abbiamo immaginato insieme alla Fondazione uno spazio dedicato alla memoria - ha aggiunto Lagalla - lo realizzeremo nel palazzo Jung. Oggi non regge il pessimismo gattopardiano che sosteneva che nulla sarebbe cambiato. In questa città c'è stata una collettiva reazione. È vero, Cosa Nostra non è scomparsa. È capace di infiltrarsi anche nelle istituzioni. La mafia regge il mercato della disperazione. Ma come amministrazione abbiamo il dovere del buon governo, è questo l'impegno della mia giunta. - ha sostenuto il sindaco -. Una città ben governata, dove vengono garantiti i diritti sociali e civili è il miglior antidoto contro la sopraffazione mafiosa". 

Schifani: “La politica sia unita nella lotta alla mafia"

"Lo Stato c'è ed è unito. La mafia si combatte attraverso l'unità delle forze sociali, del volontariato e dei giovani che oggi sono presenti e hanno impresso un cambiamento generazionale anche nella consapevolezza che la mafia è male e delinquenza. È un fenomeno che va combattuto con la crescita delle coscienze che è avvenuta già a partire subito dopo le stragi". Così il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, a margine della cerimonia di commemorazione in occasione del 31esimo anniversario dalla strage di Capaci che è in corso di svolgimento all'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. "Lo Stato c'è e anche la Regione che farà la propria parte, come la bella iniziativa del museo del ricordo della lotta alla mafia - aggiunge -. Faremo la nostra parte facendo in modo che una legge, mi auguro approvata all'unanimità, possa consentire l'attività, il funzionamento di questo museo. Sono convinto che tutte le forze politiche aderiranno al mio appello. La mafia si combatte con l'unità, sarebbe un errore se le forze politiche di dividessero. L'ho sempre detto sia quando ero all'opposizione che alla maggioranza: mai fare regali alla mafia, la politica deve essere unita nella sua lotta senza se e senza ma".

La manifestazione degli alunni delle scuole davanti al tribunale di Palermo (Video)

A 31 anni dalla strage di Capaci, gli alunni di diverse scuole manifestano con canti, striscioni e slogan davanti al tribunale di Palermo.

Mattarella: “La mafia è destinata a finire, può essere battuta”

"Il 23 maggio di trentuno anni fa lo stragismo mafioso sferrò contro lo Stato democratico un nuovo attacco feroce e sanguinario. Con Giovanni Falcone persero la vita sua moglie Francesca Morvillo, magistrata di valore, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, che lo tutelavano con impegno. Una strage, quella di Capaci, che proseguì, poche settimane dopo, con un altro devastante attentato, in via D'Amelio a Palermo, nel quale morì Paolo Borsellino, con Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. A questi testimoni della legalità della Repubblica, allo strazio delle loro famiglie, al dolore di chi allora perse un amico, un maestro, un punto di riferimento, sono rivolti i primi pensieri nel giorno della memoria". Queste le parole del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, nell'anniversario della strage di Capaci. "Quegli eventi sono iscritti per sempre nella storia della Repubblica - ha proseguito Mattarella -. Si accompagna il senso di vicinanza e riconoscenza verso quanti hanno combattuto la mafia infliggendole sconfitte irrevocabili, dimostrando che liberarsi dal ricatto è possibile, promuovendo una reazione civile che ha consentito alla comunità di
ritrovare fiducia".

"I criminali mafiosi pensavano di piegare le istituzioni, di rendere il popolo suddito di un infame potere - ha continuato il Presidente -. La Repubblica seppe reagire con rigore e giustizia. Magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno demolito la presunzione mafiosa di un ordine parallelo, svelando ciò che la mafia è nella realtà: un cancro per la comunità civile, una organizzazione di criminali per nulla invincibile, priva di qualunque onore e dignità. La mafia li ha uccisi, ma è sorta una mobilitazione delle coscienze, che ha attivato un forte senso di cittadinanza".

"Nelle istituzioni, nelle scuole, nella società civile, la lotta alle mafie e alla criminalità è divenuta condizione di civiltà, parte irrinunciabile di un'etica condivisa - ha concluso Mattarella -. L'azione di contrasto alle mafie va continuata con impegno e sempre maggiore determinazione. Un insegnamento di Giovanni Falcone resta sempre con noi: la mafia può essere battuta ed è destinata a finire".

Maria Falcone: “Non facciamo passerelle antimafia, con le istituzioni dobbiamo dialogare"

"Non facciamo passerelle, non le abbiamo mai fatte. Se ogni anno concludiamo un percorso educativo, è ovvio che devono essere presenti le istituzioni. Sono le istituzioni con le quali dobbiamo colloquiare per avere la possibilità di un cambiamento". Lo ha detto Maria Falcone, sorella del giudice ucciso, in occasione dell'inaugurazione del museo che sarà dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a Palazzo Jung a Palermo- "Non mi interessa a quale partito appartengono le istituzioni, non possiamo chiamarle passerelle, le chiamerei presenze delle istituzioni", ha aggiunto Maria Falcone.
 

Il ministero dell'Interno Piantedosi a Palermo per le commemorazioni

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi è arrivato all'aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo dove è stato accolto dal Prefetto Maria Teresa Cucinotta e dalle altre autorità. Prima tappa sarà la stele di Capaci dove il ministro deporrà una corona in ricordo delle vittime della strage del 23 maggio di 31 anni fa. Poi andrà a Palazzo Jung, in via Lincoln, dove verrà ospitato il museo che sarà dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Subito dopo si recherà all'aula bunker dove all'esterno è stata allestito un palco dove ci saranno anche 80 baby sindaci ad accogliere le autorità.
 

Il procuratore De Lucia: “La mafia è tornata su droga e appalti”

Matteo Messina Denaro "è l'emblema della mafia che ha cambiato faccia. Lui rappresenta il passato stragista, ma aveva già avviato la nuova fase degli affari e dei traffici necessari a fare impresa. Ora che è uscito di scena, quell'indirizzo resta. L'organizzazione mafiosa è abituata a perdere i propri capi; può non avere altri esponenti con la stessa visione strategica, ma certamente continua a seguire le linee tracciate da Messina Denaro: tornare a occuparsi di traffico di stupefacenti e di appalti". Così il procuratore capo a Palermo, Maurizio De Lucia, intervistato dal Corriere della Sera nel giorno del 31esimo anniversario della strage di Capaci. "La mafia - spiega - è una struttura elastica e complessa che sa adeguarsi alle realtà che cambiano".

La diretta da Capaci di Antonio Sansonetti andata in onda stamattina a Buongiorno Regione. Ospiti il fotoreporter Franco Lannino, l'ispettrice di polizia Filomena Di Cicco e Filippo De Caro Carella, operatore di ripresa Rai ora in pensione. Tutti e tre, per motivi diversi, erano sul luogo della strage 31 anni fa.