Ricordo di Ignazio Buttitta

Nel 1899, 120 anni fa, nacque il grande poeta bagherese

Centovent'anni fa, nasce a Bagheria Ignazio Buttitta. Da una famiglia di commercianti. E' uno dei ragazzi del '99 e finisce in guerra. Difende il Piave. Ma non lo contagia la malattia del reducismo, che finirà per dar vita al fascismo. Si schiera con la povera gente.
"L'ingiustizia la scoprivo nelle facce dei poveri - scrive -, nei piedi nudi dei bambini, nelle condizioni dei braccianti che partivano all'alba con una cipolla e un pezzo di pane, e tornavano a sera strascinando i piedi". La racconta nei suoi versi con voce di ferro, per usare un'espressione di Carlo Levi.
Socialista, poi comunista. Antifascista. Finisce in carcere. Le poesie. Le raccolte dialettali. Le pubblicazioni e poi i fogli clandestini. Nel '43, si trasferisce in Lombardia. Frequenta Quasimodo e Vittorini. La Sicilia è liberata dagli alleati e lui finisce tra i partigiani della Brigata Matteotti. Arrestato, di nuovo, due volte. Dopo la sconfitta del nazifascismo, torna nell'Isola. I magazzini sono devastati. Torna in Lombardia. E a metà degli anni Cinquanta nuovamente in Sicilia. Lavorerà fino ai 70 anni. Ma la poesia resta la sua vita.
Le lotte civili non si fermano. Il Lamento per la morte di Turiddu Carnevale. Nel 1968, tra i fuochi di Gibellina, dopo il terremoto. Insieme a tanti. Renato Guttuso, tra gli altri, al quale lo lega un rapporto strettissimo.
Tra i figli, l'antropologo Antonino e il giornalista e scrittore Pietro, entrambi scomparsi
A ricordare il poeta - conosciuto in tutto il mondo - una Fondazione diretta dal nipote che porta il suo stesso nome: Ignazio Buttitta.