A Piombino l'acciaio "ucraino"? D'Urso incontra Ferrari, e "sonda" Giani

Prende corpo l'ipotesi Metinvest-Danieli dopo il flop in Friuli. Il ministro ne parla col sindaco e poi col presidente della Regione. Investimento miliardario per un'acciaieria di acciaio "green" decarbonizzato.

A Piombino l'acciaio "ucraino"? D'Urso incontra Ferrari, e "sonda" Giani
Tgr
Le acciaierie di Piombino

Il ministro ne parla col sindaco, e poi col presidente della Regione. E ora l'ipotesi, in piedi da giorni (e sebbene ancora allo stato embrionale), prende corpo. A Piombino potrebbe sorgere una nuova, grande acciaieria dalla capacità produttiva di 2,5 milioni di tonnellate, poco meno dell'ex Ilva di Taranto e vicina alla produzione del passato. E la cosa più singolare è che la rinascita del sito produttivo (non in contrasto col progetto Jsw, si assicura, e con la produzione di laminatoi per le rotaie, cui si affiancherebbe, occupando "solo" un'area di 100 ettari sui 900 complessivi dell'area industriale) arriverebbe dall'Ucraina devastata dalla guerra con la Russia, ma già proiettata verso la ricostruzione. L'ipotesi, apparsa inizialmente sul quotidiano on line Affari italiani, e poi ripresa da vari quotidiani cartacei e su web, prende ora corpo dopo l'incontro avuto ieri dal ministro di Imprese e made in Italy, Adolfo Urso col sindaco Ferrari, e reso noto dallo stesso ministro con un messaggio sui social: "Dopo l'incontro con il sindaco di Piombino Francesco Ferrari ho avuto una proficua conversazione telefonica con il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. Tra i temi, lo sviluppo dell'area industriale di Piombino e del relativo polo siderurgico". Si tratterebbe di un progetto da due miliardi di euro avanzato in joint venture dalla multinazionale friulana Danieli e da Metinvest, di proprietà della ucraina Azovstal. Il suo proprietario Rinat Akhmetov è infatti alla ricerca di una collocazione in area occidentale dopo la resa all'esercito russo di Mariupol, e la perdita dello stabilimento che vi sorgeva, distrutto dalla guerra. C'è però un possibile ostacolo (fra i diversi ancora ipotizzabili) per la realizzazione del progetto, che si è indirizzato su Piombino dopo l'opposizione trovata in Friuli per le proteste degli otto piccolo comuni interessati dall'impatto ambientale della grande acciaieria. E cioè l'eventuale opposizione che potrebbe venire anche dalla società civile piombinese, anche per il possibile rilievo di supporto bellico che la produzione ucraina assumerebbe, sebbene orientata, nelle premesse, alla ricostruzione postbellica. Ma in questo caso l'area industriale preesiste, e al netto delle attese di parziali bonifiche e di una transizione "ecologica" del territorio, resta la prospettiva di un rilancio produttivo e occupazionale atteso da tempo. Per di più, lo stabilimento avrebbe, a suo modo, un carattere “green”: un impianto di ultima generazione alimentato da pellett da pre-ridotto Dri importato dall'Ucraina, e specializzato nella produzione di acciaio decarbonizzato, in linea con le ultime prescrizioni dell'Unione Europea.