Morì dopo aver respirato amianto, Enel condannata a risarcire

Il tribunale di Pisa ha condannato la società al risarcimento di 800 mila euro in favore dei familiari di un autista di autobus, morto a 69 anni per mesotelioma.

Enel dovrà risarcire con circa 800 mila euro la famiglia di Danilo Fedeli, l'operaio morto nell'aprile 2009 a 69 anni per mesiotelioma pleurico. Lo ha stabilito il giudice del lavoro del Tribunale di Pisa,  Franco Piragine, riconoscendo l'esistenza di un nesso causale tra l'esposizione all'amianto e la patologia che ha stroncato il 69enne. Il mesiotelioma pleurico, si legge in un passaggio della relazione messa a a punto da un consulente tecnico e riportata nella sentenza, "è derivata da esposizione all'amianto, provata e avvenuta in ambiente lavorativo. Il grado di probabilità è elevatissimo essendo il nesso casuale tra esposizione e malattia specifica scolatiscamente provato". Fedeli, come racconta la figlia Barbara, "ha guidato pullman nella Valdcicecina per più di 30 anni venendo anche a contatto con i lavoratori delle fabbriche che, ignari, salivano e scendevano dai mezzi senza togliersi la tuta intrisa da amianto". In una nota l'Enel risponde così: "In relazione alla decisione del Tribunale di Pisa sul giudizio risarcitorio promosso dagli eredi di un lavoratore, che ha inizialmente prestato attività per alcune imprese appaltatrici di Enel presso l'area geotermica di Larderello e, successivamente, per un'azienda del trasporto pubblico locale, Enel intende precisare che la richiesta iniziale di danni è stata notevolmente ridimensionata e che procederà ad impugnare la sentenza".