Appello dal parco Adamello Brenta: "Difendiamo il silenzio della montagna"

Lettera indirizzata a sindaci e operatori economici per concentrare nei centri abitati eventi come spettacoli pirotecnici, concerti all'aperto e gare motociclistiche. Obiettivo, coniugare economia sostenibile e tutela della fauna selvatica

Appello dal parco Adamello Brenta: "Difendiamo il silenzio della montagna"
Ente Parco Adamello Brenta
La montagna non è una città. Ha le sue regole, i suoi ritmi, i suoi silenzi. Un'ovvietà ma non troppo, di questi tempi. Soprattutto da quando, per attirare il turismo di massa, i grandi eventi vengono organizzati anche nel bel mezzo della natura. Secondo i vertici del parco naturale Adamello Brenta, bisognerebbe darsi dei limiti: "I concerti all'aperto, i fuochi d'artificio o e manifestazioni motoristiche possono opportunamente rimanere concentrate nell'ambito del paese, del fondovalle e dei luoghi maggiormente urbanizzati".

Un appello alla riflessione che è contenuto in una lettera inviata dal presidente Joseph Masè e dal direttore Cristiano Trotter ai trenta sindaci dell'area del parco, ai presidenti delle Aziende per il turismo, alle associazioni di categoria e anche alla Provincia di Trento.

Non si tratta soltanto, spiegano dal parco Adamello Brenta, di richiamare i divieti di suoni e rumori molesti nei confronti della fauna locale. E' proprio una questione di filosofia, di come la comunità e le sue istituzioni vogliono vivere la montagna e progettarne il futuro: "L'obiettivo della nostra lettera - dichiara Masè - è di stimolare una riflessione collettiva per capire che tipo di monagna si vuole".

Quella che vogliono i responsabili del parco è all'insegna di poche, chiare regole: "Valorizzare la sostenibilità, il turismo responsabile e la montagna lenta". "Una montagna - continua Masè - come luogo spiriturale dove godere della bellezza del paesaggio, del silenzio e delle emozioni che la natura sa offrire. Ma poi ci si imbatte con frequenza in comportamenti che vanno nella direzione opposta e che offendono la montagna e sviliscono il contesto naturalistico, oltre che mettere in pericolo la fauna selvatica". 

Ecco il punto sottolineato dalla lettera: la montagna, soprattutto in inverno, non può omologarsi alle regole, ai ritmi e alle mode della città.