Si tratta di un’inattesa scoperta paleontologica. Impronte di dinosauro nuove per la scienza. I ricercatori lo hanno chiamato Isochirotherium gardettensis in riferimento all’altopiano in cui è stata fatta la scoperta, a circa 2200 metri di quota nella zona dell’Altopiano della Gardetta nell’Alta Val Maira in provincia di Cuneo, dal geologo dronerese Enrico Collo. Considerando la forma e la grandezza delle impronte, e altri caratteri anatomici ricavabili dallo studio della pista, si tratta verosimilmente di un rettile arcosauriforme di notevoli dimensioni, almeno 4 metri. Una specie di grossa lucertola simile a un coccodrillo di 250 milioni anni fa.
La scoperta è stata appena pubblicata sulla rivista internazionale PeerJ da un team multidisciplinare di ricercatori italiani e svizzeri, tra cui geologi e paleontologi del Muse - Museo delle Scienze di Trento.
"Si tratta di un ritrovamento unico in Europa. Le orme sono eccezionalmente preservate e con una morfologia talmente peculiare da averci consentito la definizione di una nuova icnospecie che abbiamo deciso di dedicare all’Altopiano della Gardetta”, ha detto Fabio Massimo Petti del Muse, esperto di orme fossili e primo autore del lavoro,
Il paleontologo Massimo Bernardi, anch'egli del Muse, ha sottolineato che questi ritrovamenti testimoniano la presenza di rettili di grandi dimensioni in un luogo e un tempo geologico che si riteneva caratterizzato da condizioni ambientali inospitali. Le rocce che preservano le impronte della Gardetta, formatesi pochi milioni di anni dopo la più severa estinzione di massa della storia, l’estinzione permotriassica, dimostrano che quest’area non era totalmente inospitale alla vita come proposto in precedenza.
Qui sotto il video con la ricostruzione in 3D del rettile.
La scoperta è stata appena pubblicata sulla rivista internazionale PeerJ da un team multidisciplinare di ricercatori italiani e svizzeri, tra cui geologi e paleontologi del Muse - Museo delle Scienze di Trento.
"Si tratta di un ritrovamento unico in Europa. Le orme sono eccezionalmente preservate e con una morfologia talmente peculiare da averci consentito la definizione di una nuova icnospecie che abbiamo deciso di dedicare all’Altopiano della Gardetta”, ha detto Fabio Massimo Petti del Muse, esperto di orme fossili e primo autore del lavoro,
Il paleontologo Massimo Bernardi, anch'egli del Muse, ha sottolineato che questi ritrovamenti testimoniano la presenza di rettili di grandi dimensioni in un luogo e un tempo geologico che si riteneva caratterizzato da condizioni ambientali inospitali. Le rocce che preservano le impronte della Gardetta, formatesi pochi milioni di anni dopo la più severa estinzione di massa della storia, l’estinzione permotriassica, dimostrano che quest’area non era totalmente inospitale alla vita come proposto in precedenza.
Qui sotto il video con la ricostruzione in 3D del rettile.