Sulle croci di vetta in montagna infuria la polemica, dopo un incontro della settimana scorsa a Milano, con la presentazione del libro “Croci di vetta in Appennino” di Ines Millesimi. Al convegno - a cui hanno partecipato Monsignor Melchor José Sànchez de Toca y Alameda (relatore del Dicastero delle Cause dei Santi), lo scrittore Marco Albino Ferrari in rappresentanza del Cai e il professore di diritto dell'Università Cattolica Marco Valentini - si è registrato “un punto di convergenza sulla necessità di lasciare integre le croci esistenti, perché testimonianze significative di uno spaccato culturale, e allo stesso tempo di evitare l’istallazione di nuovi simboli sulle cime”. Così almeno si legge sul portale del Cai italiano che entra nel dettaglio: “Il Cai guarda infatti con rispetto le croci esistenti, ma non solo: si preoccupa del loro stato ed eventualmente, in caso di necessità, si occupa della loro manutenzione, ripulendole dagli adesivi, restaurandole in caso di bruschi crolli. Questo perché rimuoverle sarebbe come cancellare una traccia del nostro cammino; un’impronta a cui guardare per abitare il presente con maggior consapevolezza. Ed è proprio il presente, un presente caratterizzato da un dialogo interculturale che va ampliandosi e da nuove esigenze paesaggistico-ambientali, a indurre il Cai a disapprovare la collocazione di nuove croci e simboli sulle nostre montagne".
Una linea condivisa dalla Sat di Trento, che già si era espressa sull'inopportunità di installare nuove croci.
Ma al di là della distinzione tra vecchie e nuove croci sul tema è esplosa la polemica, con la presa di posizione - in Trentino Alto Adige - del consigliere regionale Alessandro Urzì: “Togliere le croci dalle montagne italiane significherebbe distaccarsi dal senso di appartenenza che è connesso alla stessa identità italiana ed europea”. Secondo Urzì, la visione di una montagna senza segni lasciati dall'uomo è quantomeno oscurantista.
Sulla (presunta) ipotesi di togliere le croci è intervenuta anche Daniela Santanché (ministro del turismo) e poi anche il collega alle infrastrutture Matteo Salvini per difendere la tradizioni delle croci di vetta.
Tutto un equivoco - ha tagliato corto il presidente del Cai italiano Antonio Montani - che ha voluto chiarire con una nota la posizione del Cai: "Non abbiamo mai trattato l'argomento delle croci di vetta in alcuna sede, tantomeno prendendone una posizione ufficiale. Quanto pubblicato è frutto di dichiarazioni personali espresse dal direttore editoriale Marco Albino Ferrari durante la presentazione di un libro. Personalmente, come credo tutti quelli che hanno salito il Cervino, non riesco ad immaginare la cima di questa nostra montagna senza la sua famosa croce. Voglio scusarmi personalmente con il Ministro per l'equivoco generato dagli articoli apparsi sulla stampa e voglio rassicurare che per ogni argomento di tale portata il nostro Ministero vigilante sarà sempre interpellato e coinvolto".