Manifestazione in Panarotta per dire no agli impianti da sci

21 associazioni si sono date appuntamento sugli impianti chiusi della Panarotta per dire no agli investimenti previsti per il rilancio dell'area e proporre uno sviluppo alternativo

Manifestazione in Panarotta per dire no agli impianti da sci
TgrTrento
Gli attivisti in cima alla Panarotta per dire no a nuovi impianti e proporre uno sviluppo alternativo (e sostenibile)

Invasione pacifica della Panarotta. Sabato 21 gennaio qualche centinaio di persone, in rappresentanza di 21 associazioni ambientaliste, si sono date appuntamento sulle piste (chiuse) del comprensorio sciistico di Pergine, per protestare contro il progetto di rilancio della Panarotta. Gli ambientalisti chiedono che l'area venga rilanciata con progetti alternativi che non prevedano lo sviluppo nella "tradizionale" industria dello sci

“Anziché essere uno dei tanti comprensori sciistici del Trentino la Panarottta  - scrivono le associazioni - potrebbe diventare una località unica nel suo genere vocata ad attività outdoor in montagna e culturali. L'alternativa esiste e non è l'attuale stato di abbandono e incuria, non sono le bobine di tubi, ferraglie varie e cannoni sparaneve (pagati con soldi pubblici) abbandonati lungo le piste insieme agli edifici fatiscenti”.

Già oggi, fanno notare le 21 associazioni, si registra la presenza di tanti escursionisti e famiglie che ogni settimana la zona nonostante gli impianti chiusi: per una ciaspolata, una camminata, un’escursione, una tappa nei ristoranti. Sono la dimostrazione che un turismo alternativo è possibile. 

La vicenda

Gli impianti della Panarotta sono chiusi dall'inverno del 2022 e a dicembre dello scorso anno la società che li gestiva è stata messa in liquidazione. Una nuova cordata di imprenditori avrebbe però mostrato interesse per l'area a patto che la Provincia investisse nella costruzione di un nuovo bacino artificiale da 20mila mc, un nuovo impianto di innevamento artificiale e lavori di livellamento delle piste. una spesa che supererebbe i sei milioni di euro per un comprensorio, definita, anche dall'assessore al turismo Robrto Failoni “un fallimento di mercato”.

Un progetto che, a detta dei manifestanti, non tiene conto del cambiamento climatico e del contesto (a poca distanza ci sono altre aree sciistiche). Diversi studi ormai sottolineano l'importanza di rendere l'economia montana meno dipendente dalla presenza di neve e differenziare le attività proposte. Anche la stessa Banca D'Italia, citano gli ambientalisti, ha detto che la neve artificiale non sia sufficiente a garantire flussi turistici. 

Le associazioni

Extinction Rebellion Trentino, Circolo di Trento di Legambiente, ENPA del Trentino, Pan-EPPAA, LAC Trentino Alto Adige/Südtirol, LIPU sezione di Trento, LAV Trentino, Associazione per il WWF Trentino, Italia Nostra - sezione trentina, Mountain Wilderness, Comitato Acque Trentine, Fridays for Future Trento, Associazione per l'Ecologia, L'Ortazzo, Protect Our Winters Italia, Yaku, Viração&Jangada, Ci sarà un bel clima, The Outdoor Manifesto, Rete Climatica Trentina e La Foresta - Accademia di comunità.