Sfruttamento e molestie, il lato oscuro del pomodoro

Sfruttamento del lavoro e molestie sessuali. Una spirale drammatica che dalle serre di fragole e pomodoro nel sud del Mediterraneo porta ai banchi del supermercato. Ad accendere una luce sul fenomeno una mostra a Trento aperta fino a venerdì

Kalima, Elena, Fatima, Annalisa. Nomi di fantasia che raccontano una sgradevole realtà. Quella delle braccianti che in Sicilia, Puglia, Spagna e Marocco raccolgono fragole e pomodori. Spesso, troppo spesso, sfruttate e molestate. Una giornalista, Stefania Prandi, per due mesi ha viaggiato attraverso il Mediterraneo, raccolto più di 100 interviste e dati sul picco di aborti nelle terre dell'oro rosso.
"M'ha colpito che ci sia questo sistema di potere maschile che costringono le donne ad essere sfruttate come gli uomini, a lavorare per molte ore senza poter andare in bagno, vivere in baracche. Ma oltre a questo ad essere costretti ad avere rapporti non consenzienti per mantenere il posto di lavoro"
Le foto fino a venerdì saranno esposte al centro per la cooperazione internazionale, in vicolo San Marco, a centinaia di km da quelle serre maledette. Eppure anche qui i consumatori possono condizionare le scelte della grande distribuzione.
"Sicuramente pensare che si paga un cestino di fragole un euro o due euro può ricordarci, oppure la salsa al pomodoro a 89 centesimi, ci può ricordarci per poter garantire qualità ai lavoratrici e lavoratori"
Inchiesta che ha avuto il pregio di creare un dibattito in Germania e portare la gente in piazza in Spagna.
"400 braccianti scesi in piazza dopo che l'inchiesta mia e della collega Pascale Muller è uscita su Buzzfeed. 400 donne e adesso 10 sono in causa con i loro datori di lavoro"