Il Giorno del ringraziamento delle discendenti dei "moleta"

Le figlie e le nipoti degli arrotini della Val Rendena, fanno rivivere la tradizione americana, condividendo un tacchino arrosto (e ripieno) di quasi 16 chili. Eredità dell'esperienza da emigranti negli Usa e in Inghilterra

"Siamo solo donne, perchè abbiamo votato anni fa. E 25 su 30 presenti hanno detto: "niente uomini". Non perchè non vogliamo gli uomini, ma perché gli uomini non parlano inglese". Virginia Beltrami Maestri organizza ogni anno il Thanksgiving delle mogli o delle figlie degli arrotini emigrati dalla Val Rendena in Nord America o Inghilterra, che sono tornate a casa. I moleta.

Suo padre lasciò Carisolo per New York nel 1949. Lei ha fatto la strada inversa nel 1982. "Era molto dura, perché non parlavo una parola d'italiano, capivo solo il dialetto. Poi, perché venire da New York in un piccolo paese non era facile". 

La storia dei moleta è scolpita nella pietra, nella vicina Pinzolo, lungo la strada che collega la valle alla cima della montagna, passando anche davanti al ristorante. Ci sono un monumento e una camminata dedicata agli emigranti: una piastrella per ogni città di destinazione. Da quelle europee a quelle, appunto, americane, fino all'Africa, all'Oceania e all'Africa. Tutto il mondo

Alla cena di ringraziamento di Carisolo, parlare inglese a tavola è d'obbligo. Come cucinare, secondo la tradizione americana, il tacchino ripieno. Quello di quest'anno era un "un tacchino di quasi 16 chili, un tacchino nostrano messo in forno a cottura lenta per quattro, cinque ore", spiega Dario Polli, il ristoratore che ospita il Thanksgiving trentino, a sua volta rietranto dall'America. Unico uomo, insieme a cuochi e camerieri, ammesso in sala.  

La data della festa di Carisolo non coincide quasi mai con quella ufficiale del Ringraziamento americano, perché si fa quando tutte le commensali sono libere. A tavola, quest'anno, c'erano 26 donne. Sono di Carisolo, Pinzolo, Giustino e Massimeno e hanno diviso la loro vita fra Italia e Stati Uniti. O fra Italia e Inghilterra, come Silvia Polli, che a 9 anni seguì a Londra il padre arrotino e vi rimase fino a 21: "A me è piaciuta subito, l'Inghilterra. Poi l'ho trovata così diversa dal paesello da cui provengo... era tutto una novità". 

L'accento di nostalgia c'è sempre, nei racconti di chi, a un certo punto della sua esistenza, ha dovuto cambiare città e modo di vivere. Per le stesse (o quasi) ragioni familiari che avevano spinto nonni, padre o mariti a emigrare. Ma con gli anni - e i figli cresciuti in Italia e ormai amici fra di loro - il passato è diventato un racconto leggendario

Basta ascoltare, in una pausa della cena, la descrizione appassionata che fa Costanza Maestranzi dei suoi anni a Chicago, in un impasto di inglese, italiano e dialetto trentino. Davanti a lei ci sono due amiche, Ester Maestranzi e Kathy Cozzini: "Il mio papà e il fratello del marito di Ester sono andati in America a fare gli arrotini. E anche il marito di Kathy era un arrotino, andato in America coi suoi fratelli: i Cozzini brothers".

Kathy Cozzini è nata in America, e si è trasferita una decina di anni fa in Val Rendena insieme al marito, quando ormai erano anziani. Parla con oroglio di quel marchio, i Cozzini brothers, "che è famosissimo a Chicago". E' una vera e propria boutique di coltelli. Un altro pezzo di storia.