Gioco, le storie di chi ha vinto la dipendenza

Ogni anno in Trentino se ne vanno 700 milioni in gioco d'azzardo. Una spesa pro capite enorme, 1.380 euro. Eppure è una piaga sottovalutata. A "Casa di Giano" a Santa Massenza c'è un centro contro la ludopatia. Abbiamo incontrato degli utenti

"Ho iniziato a giocare anche con la consapevolezza che perdevo. Ho usato il gioco per non pensare. Non pensare ai problemi, non affrontarli. Ho giocato e mi son giocata il tempo, mi son giocata le relazioni. I soldi ovviamente. E man mano che queste cose mi sfuggivano io giocavo"
Una catena che Martina, il nome è di fantasia, sta provando a spezzare. Da sei mesi vive in una comunità in valle dei Laghi per disintossicarsi.
"E' stata dura. All'inizio sognavo di giocare, lo volevo, lo desideravo. Mi rimproveravo per averlo voluto ma era entrato così nel mio meccanismo che non lo governavo più"
Si stima siano 800mila i giocatori patologici in Italia, un milione 700mila le persone a rischio ludopatia. Paolo, nel gioco d’azzardo, ha cercato una scorciatoia per pagare le rate di un mutuo diventato insostenibile.
"Quando si entra in quella spirale del gioco si perde la lucidità, si perdono tante cose. Si diventa un'altra persona in funzione dell'illusione di rientrare un po'"
L’illusione che nel 2017, gli ultimi dati disponibili, ha spinto gli italiani a buttare più di 100 miliardi in slot, gratta e vinci, poker e scommesse.
"Prima lo vorresti fare a tutti i costi, lo faresti passando sopra a qualsiasi cosa. Dopo ti viene un senso di disperazione, continui a dirti che sei una stupida. Poi però il giorno dopo succede di nuovo"
E’ stato il timore di non rivedere più la figlia, l’unica figlia, a indurla a cambiare.
"Uscirò tra un mese o due. Ho trovato un sistema migliore per affrontare le questioni. Mentre prima giocavo per non pensare preferisco soffrire, ma gestire io le emozioni"
E’ tornata a dedicarsi alla pittura Martina, Paolo ai lavori negli orti qui a Santa Massenza.
"L'esperienza di comunità è una medicina molto forte per le dipendenze"
Antonio Simula è il direttore del Centro trentino di solidarietà. Una fucina di idee. Ha coinvolto le famiglie. Ma anche l’Aquila Basket, gli studenti del “De Carneri” di Civezzano. Perché, spiega, c’è un modo sano di giocare. Ed è ciò di cui gli utenti devono riappropriarsi.
"Le macchinette esistono ancora nei bar, negli esercizi pubblici, il mio augurio è di non vederle più"