Raffaelli si dimette: "Centro per la cooperazione internazionale a rischio"

L'ormai ex presidente ha lasciato anche l'incarico di consigliere contro il taglio delle risorse deciso dalla Provincia, che ha fatto scattare la proceduta di licenziamento per 12 persone. L'assessore Spinelli: "Spiace, ma si deve razionalizzare"

"Abbiamo cercato di trovare un accordo, abbiamo chiesto un piccolo aggiustamento per evitare la procedura di licenziamento collettivo e abbiamo chiesto la disponibilità a sedersi a un tavolo alla fine del prossimo anno per rivedere i tagli sul 2021 e 2022. Ma anche questo ci è stato negato": l'ultimo giorno di lavoro di Mario Raffaelli è servito a spiegare le ragioni delle sue dimissioni da presidente e consigliere del Centro per la cooperazione internazionale di Trento. E a chiedere un'assunzione di responsabilità alla Giunta provinciale, che ha deciso di tagliare le risorse - già mezzo milione di euro in meno su 1 milione e 300 mila - senza dare il tempo di trovare fonti alternative. Decisione che ha, fra gli effetti, l'avvio della procedura di licenziamento per 12 persone.

"Vedo a rischio tutto il centro? Sì - ha risposto Raffaelli - ma lo si può evitare se i soci del centro e la società civile in senso ampio, quindi anche gli imprenditori, sapranno capire che si tratta di salvare uno strumento importante per il Trentino. E quindi comportarsi di conseguenza".

Il Centro, ha sottolineato l'ormai ex presidente, serve anche "all'internazionalizzazione delle imprese trentine" che hanno bisogno di strumenti aggiornati per muoversi sullo scenario internazionale. 

Raffaelli ha detto che le sue dimissioni non sono un gesto politico ma la volontà di non coprire i licenziamenti. E' stata tuttavia la politica a confermare una strategia che sembra irrevocabile, a sentire l'assessore provinciale Achille Spinelli. "Mi dispiace per le dimissioni di Raffaelli che ha ben operato - ha commentato Spinelli - ma non ritengo sia in discussione l'importanza del Centro per la cooperazione. Si voleva farlo transitare verso un modello più sostenibile dal punto di vista delle risorse non provinciali: questo era stato capito, non invece l'intenzione della Giunta di smagrire un po' il comparto dei lavoratori, soprattutto a termine, che era aumentato negli anni".