Dracula, la paura del male che c'è in ognuno di noi

Al teatro Sociale di Trento fino a domenica 12 il capolavoro di Bram Stoker nella lettura di Sergio Rubini, sul palco insieme a Luigi Lo Cascio

"Dracula è una grande metafora, in realtà, Dracula è una brutta malattia che entra nella vita di una coppia e la sconvolge. Un cancro, che ti assale e che ti succhia via la vita, e che bisogna in qualche modo sconfiggere".

Poco spazio a denti aguzzi, pipistrelli ed effetti gotici, il Dracula di Sergio Rubini - in scena al Sociale di Trento fino a domenica 12 gennaio - punta soprattutto sugli aspetti psicologici, grazie a una particolare caratteristica del testo di Bram Stoker.

"E' l'ultimo vagito ottocentesco prima dell'entrata in scena del signor Freud - ricorda Rubini - quindi fa parte un po' della paleontologia della psicanalisi".

Uno spettacolo che indaga i limiti della scienza perché, nota ancora il regista, "quando si ferma la scienza non si fermano i problemi, si fermano le soluzioni".

Ancora, uno spettacolo durante il quale lo spettatore si trova immerso e a confronto con la dimensione della paura. Attenzione, però, mette in guardia Rubini, "non è una paura che ci sorprende, un qualcosa che ci sorprende dietro un angolo, è una paura costante, è una paura che ha a che fare con la consapevolezza che il male esiste e persiste".

Non bisogna pensare però che la messa in scena lasci chiuso ogni spiragli alla speranza.

"E' chiaro che è uno spettacolo che apre squarci - spiega ancora Rubini, protagonista con Luigi Lo Cascio - che ci fa fare delle riflessioni, e però poi siccome anche per noi è uno spettacolo molto complesso, ogni sera, alla fine dello spettacolo regaliamo un modo catartico, un piccolo segreto che non svelerò, per tornare a casa comunque col sorriso sulle labbra".