La bambina con la valigia. "Vi racconto il dramma dell'esodo"

Egea Haffner perse il padre nel 1945, prelevato a casa dalla polizia titina. Nel 1946 lasciò Pola con la madre. Come altri 250mila italiani. L'intervista è di Ilaria Gaudino (Frontiere, Rai1), il servizio di Gabriele Carletti

Mia mamma andò ad aprire la porta e le fecero "C'è Kurt Haffner?" "Sì", disse mamma. E lo chiamò. "Non c'è niente, è solo un attimo. Deve venire con noi in Comando. Dobbiamo chiederle qualche informazione, è una pura formalità. Da allora non si seppe più nulla, sparito nel nulla

Ha il nome del mare, Egea Haffner. E il mare dovette attraversarlo a 4 anni e mezzo. Abbandonare casa, la città natale, Pola, in Istria. Tutto.  

Quasi tutti facevano la foto ricordo, perché si sapeva che probabilmente non saremmo più tornati a Pola

L'addio impresso per sempre sulla pellicola. La bambina con la valigia, simbolo del dramma dell'esodo, vive oggi a Rovereto.

Mia zia mi preparò questo vestito di seta, fatta dalla sarta, il vestito della domenica diciamo. Mi fece i capelli con i riccioli e mio zio portò una valigetta con su scritto "Esule giuliana, numero 30001"

Era passato un anno dalla scomparsa del padre, nel maggio 1945.

Mio papà non si interessava di politica, non era fascista. Forse mio papà aveva una pecca, siccome lui sapeva molto bene il tedesco e ogni tanto quelli della SS lo chiamavano come interprete. Che sia stato quello, che abbia assistito a qualche processo questo non possiamo sapere. Forse è quello. Poi c'erano anche le vendette personali

E' la storia di tanti italiani assassinati, gettati nelle foibe, assimilati ai fascisti e alle loro angherie, i crimini, verso gli slavi. Chi non trovò la morte in quest'orgia di vendette e pulizia etnica fu costretto a vivere da profugo. E recidere radici secolari.

Lei capisce per i familiari cosa vuol dire? Mia nonna purtroppo l'ha aspettato per tanto tempo. Ogni sera diceva metto via un panino, non si sa mai se torna. Questo per i primi giorni poi dopo un po' di tempo abbiamo perso tutte le speranze

Una sciagura nazionale, l'ha definita il presidente Sergio Mattarella. Le foibe, l'esodo, la sofferenze di chi - accanto alla solidarietà - conobbe indifferenza e persino ostilità. Egea visse in Sardegna, poi a Bolzano.

All'inizio era molto dura, nel senso che non avevano casa, allora c'erano grossi problemi, nel senso che si dormiva in negozio

Una vicenda rimasta per anni nel cassetto. Come quella foto. 

Il giorno del Ricordo serve, serve perché c'è molta ignoranza ancora, nel senso che c'è gente che ignora. E bisogna portarlo anche nelle scuole, portare i libri, perché pochi sanno, almeno fino a pochi anni fa. Adesso magari lo sapranno. Quando dicevo che ero profuga nessuno lo capiva. Dicevano profuga con disprezzo