La mascherina condiziona la prestazione sportiva? La risposta da Rovereto
Uno studio del Centro ricerche sport e montagna mira a stabilire le variazione dei parametri e il cambiamento di percezione
"Usare la mascherina porta una riduzione della capacità fisica? E se sì quando e di quanto?"
Il professor Federico Schena sintetizza le domande cui cerca di rispondere una ricerca - unica in Italia - portata avanti dal CeRism, il centro di ricerca sullo sport dell'Università di Verona basato a Rovereto, in collaborazione con il comune della città della quercia e Trentino Sviluppo.
Oltre 20 gli atleti coinvolti, sessioni di 50 minuti in cui gli stessi esercizi vengono compiuti in condizioni normali, con mascherina chirurgica e con quella cosiddetta sportiva.
A bordo campo, i ricercatori raccolgono i dati trasmessi in tempo reale.
I risultati sono ancora preliminari, ma alcune evidenze sembrano già essere emerse. "La saturazione periferica di ossigeno - spiega il ricercatore Roberto Modena - viene in qualche maniera influenzata durante l'esercizio, dobbiamo ancora capire però se questo sia un cambiamento importante e impattante".
In altre parole, il sangue è leggermente meno ossigenato - intorno al 2% - ma probabilmente non abbastanza da influenzare la prestazione sportiva. Più consistente l'impatto sulla percezione di difficoltà.
Resta ancora da capire l'influenza sulla frequenza cardiaca e se esista un tipo di mascherina più adatto di altri.
Ma in futuro, potremmo davvero pensare di vedere atleti professionisti scendere in campo con una mascherina?
"L'essere umano, l'atleta anche è comunque molto adattabile - ragiona Schena - quindi sono sicuro che se questa fosse una condizione per ripartire a fare l'attività sportiva che noi vogliamo, tutto sommato non sarebbe una cosa impossibile".
Il professor Federico Schena sintetizza le domande cui cerca di rispondere una ricerca - unica in Italia - portata avanti dal CeRism, il centro di ricerca sullo sport dell'Università di Verona basato a Rovereto, in collaborazione con il comune della città della quercia e Trentino Sviluppo.
Oltre 20 gli atleti coinvolti, sessioni di 50 minuti in cui gli stessi esercizi vengono compiuti in condizioni normali, con mascherina chirurgica e con quella cosiddetta sportiva.
A bordo campo, i ricercatori raccolgono i dati trasmessi in tempo reale.
I risultati sono ancora preliminari, ma alcune evidenze sembrano già essere emerse. "La saturazione periferica di ossigeno - spiega il ricercatore Roberto Modena - viene in qualche maniera influenzata durante l'esercizio, dobbiamo ancora capire però se questo sia un cambiamento importante e impattante".
In altre parole, il sangue è leggermente meno ossigenato - intorno al 2% - ma probabilmente non abbastanza da influenzare la prestazione sportiva. Più consistente l'impatto sulla percezione di difficoltà.
Resta ancora da capire l'influenza sulla frequenza cardiaca e se esista un tipo di mascherina più adatto di altri.
Ma in futuro, potremmo davvero pensare di vedere atleti professionisti scendere in campo con una mascherina?
"L'essere umano, l'atleta anche è comunque molto adattabile - ragiona Schena - quindi sono sicuro che se questa fosse una condizione per ripartire a fare l'attività sportiva che noi vogliamo, tutto sommato non sarebbe una cosa impossibile".